I taccuini di Tarrou – 378

Rogožin uccide, Nastas’ja Filippovna viene uccisa, Myškin precipita di nuovo, e questa volta per sempre, nell’abisso della malattia, i demòni muoiono praticamente tutti, Mitja viene condannato ingiustamente, Smerdjakov si toglie la vita, Ivan impazzisce, Alëša è destinato a diventare un terrorista.

Dei protagonisti dei grandi romanzi di Dostoevskij si salva soltanto Raskol’nikov, ma la salvezza di Raskol’nikov passa da un duplice omicidio. La salvezza di Raskol’nikov è una resurrezione. Al male e al dolore non c’è rimedio, ma al male e al dolore Dostoevskij non si rassegna e non si arrende mai. Anzi, dal male si sforza di trarre il bene e dal dolore la gioia. È sempre possibile salvarsi, è sempre possibile risorgere, in ogni circostanza, persino la più estrema e disperata, come dimostra il caso di Raskol’nikov, ma non è possibile farlo da soli. È l’amore, per una donna, come nel caso di Raskol’nikov, per Cristo, come nel caso di Zosima, per la Verità, come nel caso dell’uomo ridicolo, a determinare il destino dell’uomo. Senza amore non c’è scampo al sottosuolo.

Ma a quanti uomini è concesso il privilegio dell’amore?

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