Categoria: Crisalidi
Crisalidi ovvero la vendetta della vita
Trentadue anni come l’uomo senza qualità di Musil, Leonardo, il protagonista e narratore in prima persona di Crisalidi, lavora come commesso in una libreria nel centro di Nettuno, cittadina del litorale laziale, in provincia di Roma. Uomo «postumo», come si definisce lui stesso, completamente estraneo al proprio tempo, eccezion fatta per la passione calcistica, scrittore abortito, lettore cronico, ma di opere scritte entro la prima metà del XX secolo, i cosiddetti classici insomma, l’intero Inferno dantesco tatuato sulla schiena, vive, o meglio, sopravvive, in uno stato di indifferenza pressoché totale, che può ricordare quello di Meursault, il protagonista dello Straniero di Camus. Un’indifferenza voluta, cercata, agognata e conquistata con fatica, con un impegno quotidiano quasi cenobitico, che gli permette di lasciarsi scivolare addosso tutto ciò che gli accade intorno, rendendolo immune alle violenze della vita. Conseguenza naturale di questa particolare condizione esistenziale è uno stato di solitudine da lupo della steppa di hessiana memoria: Leonardo non ha amici, perduti per strada o rinnegati, come Faber, l’amico d’infanzia, nel corso degli anni, e non ha una donna. Ma non per questo, contrariamente a Harry Haller, il protagonista del sopracitato romanzo di Hesse, rinuncia al sesso, incontrandosi una volta alla settimana, il mercoledì, appuntamento fisso, cascasse il mondo, con Liza, una prostituta russa alcolizzata, abbandonata dal marito, sparito chissà dove, e privata dalla ferocia della guerra dell’unico figlio, Nikolaj, soldato ucciso nel conflitto del Donbass. Proprio durante uno di questi mercoledì liturgici si verifica, per dirla con Pirandello, il calcio che manda all’aria tutta la baracca: il protagonista vede per la prima volta Marta, quarantacinquenne single e madre di una bambina di dieci anni, Marina, e la sua vita cambia completamente, diviene finalmente vita.
Tra Leonardo e Marta scoppia l’amore, un amore improvviso, fulmineo, travolgente, persino barbaro nella loro prima notte. Grazie a lei Leonardo torna al di qua della vita, esce dal bozzolo nel quale, come una crisalide (Marta la porta tatuata sul collo), si era rintanato, lo stato di assoluta e gelida indifferenza nel quale si era lasciato deliberatamente sprofondare, svanisce. Insomma, Leonardo torna a esistere, a essere, quando prima di conoscere Marta non c’era più differenza per lui tra essere e non essere, inoltre, grazie alla conoscenza della piccola Marina, inizia persino a misurarsi con quella possibilità della paternità da lui fino a quel momento sempre respinta, secondo un principio negativo compendiato dall’aforisma di Cioran: «Aver commesso tutti i crimini, tranne quello di essere padre». Ma questa situazione idillica dura poco, lo spazio appena di sei mesi. La morte improvvisa di Pietro, il padre di Marta, al quale era legata moltissimo, segna la fine della relazione tra lei e Leonardo. Marta accetta la proposta di Marco, l’ex compagno e padre di Marina, di ricomporre la famiglia. Come se non bastasse, Leonardo perde il lavoro, viene licenziato e così, nel giro di poche ore, si ritrova di nuovo solo e per di più disoccupato. Aveva rifiutato la vita, ma la vita, attraverso Marta e il suo miracoloso amore, lo ha ricondotto a sé e, all’improvviso, privato di tutto, consumando così la sua spietata vendetta. A Leonardo non resta altro da fare che tornare all’indifferenza, rintanarsi di nuovo in quel bozzolo che al dolore e alle violenze della vita lo rende immune.