Cristo o il sottosuolo. Cristo o l’ateismo, il nichilismo, la distruzione, l’omicidio, la disumana logica del Tutto è permesso. Tutto o niente, insomma. Tertium non datur. Dostoevskij è cristiano anzitutto per opposizione. Perennemente diviso, come tutti i russi – e lui, russo, lo è più degli altri, per la sua natura estrema, intollerante ai compromessi, alle sfumature, alle porzioni, ai limiti -, tra apocalisse e nichilismo, Dostoevskij è cristiano per non essere un uomo del sottosuolo, un ateo, un nichilista, un distruttore, un assassino. Dell’elemento più oscuro dell’esistenza egli, in quanto uomo del proprio secolo, il secolo del dubbio, della morte di Dio, sentiva in sé il germe, ma proprio questo germe rafforza la sua fede in Cristo: «La mia fede è passata per il crogiolo dei dubbi», scrive in uno degli ultimi appunti. Non potendo, per alcuna ragione, scegliere il male, è inevitabile scegliere il bene ovvero Cristo. Non ci sono alternative, e restare a metà strada per Dostoevskij è umanamente insostenibile. Ancora una volta: tutto o niente.
Nella fede di Dostoevskij in Cristo non c’è niente di divino, niente di trascendentale, di ultraterreno, di sovrumano. Cristo resta sempre un uomo, la luce verso la quale tende naturalmente il genere umano, nella sua ansia di perfezionamento, nella sua sete, nel suo sogno di felicità. Il nichilismo, la distruzione, il nulla appare come una distorsione della ragione, del dominio incontrastato, dispotico – e distopico – dell’umana razionalità sullo spirito e il cuore dell’uomo. Raskol’nikov, Kirillov, Ivan Karamazov sono grandi e profondi pensatori che si sono colpevolmente allontanati dal proprio cuore e dal proprio spirito. Dalla propria umanità. Allo spirito, al cuore, all’umanità Raskol’nikov, come Dostoevskij, riesce a fare ritorno.
Rispetto ai personaggi oscuri, i personaggi luminosi di Dostoevskij – Sonja, Myškin, Makar, Zosima – appaiono più semplici, intellettualmente meno strutturati, o meglio, sovra-strutturati, e proprio per questo sono luminosi. Cristo è semplice. Cristo parla direttamente al cuore degli uomini, è natura, è istinto. La negazione, il rifiuto, la distruzione sono il frutto mortale della ragione umana spinta all’estremo limite, oltre il quale, come dimostra il caso di Ivan Karamazov, è la follia.