Finalmente l’ho capito. Non soltanto la mia natura estrema è incompatibile con l’amore, ma la mia stessa vita (vita, non esistenza; la vita è ciò che facciamo, ciò che decidiamo, ciò che ci determina formalmente agli occhi degli altri, mentre l’esistenza è essere), completamente immateriale, astratta, sradicata, le mie scelte, incentrate tutte sulla dimensione spirituale dell’essere. Non posso rimproverare a una donna di non amarmi, perché nella mia vita non c’è niente che possa ispirare amore. Non soltanto io non ispiro amore, ma negli anni ho fatto sì che neanche la mia vita lo ispirasse. In queste condizioni è inutile cercare, inutile tentare, inutile sperare e lottare. In queste condizioni la solitudine è quanto di più naturale ci possa essere. Io chiedo di essere amato come puro essere, come pura sostanza, io solo, ma un tale amore non esiste. È un amore ideale, non reale.
E dunque basta. Ora vedo, ora so: la solitudine mi appartiene come la vita, come la mia vita.