I taccuini di Tarrou – 431

Le parole, di per sé, non hanno alcun valore. Soltanto se esse esprimono ciò che l’ascoltatore o il lettore vuole sentirsi dire vengono comprese e apprezzate. Per questo motivo tutte le mie dichiarazioni d’amore si sono perse nel nulla, sortendo, nel migliore dei casi, l’effetto contrario. Dio in persona potrebbe suggerire all’innamorato le più straordinarie e grandiose parole d’amore, e non servirebbe comunque a niente, se dall’altra parte il sentimento non è ricambiato. Nella mia vita non ho fatto altro che infrangermi.

Tornando alle parole, nessuno vuole sentirsi dire come stanno le cose. Nessuno vuole fare i conti con l’insensatezza della vita e la disperazione della condizione umana. Nessuno vuole guardare in faccia la verità, sostenerne lo sguardo terribile e distruttivo. In un certo senso è naturale che sia così. Si muore nell’illusione di vivere in eterno, di perseguire uno scopo, di avere un senso, di poter essere felici. Si muore nella più completa incoscienza, maledicendo ciò che invece dovremmo accogliere come una benedizione, rifiutando ciò che invece dovremmo accettare come l’unica verità certa accessibile alle nostre povere menti. Si muore schiavi dei pregiudizi, dei luoghi comuni, delle menzogne, delle ipocrisie. Siamo tutto ciò che non dovremmo essere.

Che l’uomo naufraghi nell’errore, nella menzogna, nell’ignoranza, nell’incoscienza conviene a tutti in questo mondo, e soprattutto a coloro che questo mondo lo governano, e per i quali l’umana moltitudine non è altro che un’informe massa di schiavi: i prepotenti, siano essi politici, miliardari o capi.

Ribellatevi a voi stessi e vi ribellerete al mondo intero.

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