Ogni uomo ha in sé il seme della propria sciagura, raramente quello della propria salvezza. Inoltre, mentre il seme della sciagura non ha bisogno di cure, di attenzioni per attecchire, germogliare e infestare l’individuo, il seme della salvezza necessita dell’impegno quotidiano, scrupoloso, amorevole, sacrificale, e non solo di se stessi, quando lo si possiede, ma anche dell’altro. La vicenda di Raskol’nikov dimostra che la salvezza e la resurrezione sono possibili sempre, ma richiedono una fatica, una abnegazione, una volontà di salvarsi, di risorgere ferree, quasi mistiche, e una presenza luminosa, salutare al proprio fianco, che ripaghi i sacrifici immensi con un semplice sorriso. La fede è nelle persone che amiamo e che ci amano, che sacrificano se stesse per il nostro bene.