I taccuini di Tarrou – 134

Sono in trappola. Vorrei andarmene, ma non posso, la pietà mi tiene legato a questa vita che non ha più niente da darmi e alla quale non ho più niente da chiedere. Tutto è stato scritto, tutto è stato vissuto e sofferto. Sono giunto al limite estremo, al fondo del mio dolore e non è possibile tornare indietro. Qui dove mi trovo, nel vuoto, non esistono sentieri che conducano altrove, non esistono appigli, vie di fuga, divagazioni, illusioni, sogni, desideri. Tutto è quello che è, ovvero tutto è niente, dominano le tenebre e un freddo terrificante. Faccio fatica persino a riflettere, a scrivere, a dare una forma razionale, comprensibile alla mia desolazione, alla mia devastazione. Non resta più niente di ciò che era, di ciò che avrei voluto fosse la mia vita. Permango mio malgrado in un incubo senza fine, in una prigione senza pareti, una prigione infinita, che io stesso ho costruito. Ogni maledetto giorno vivo qualcosa di terribile, di impossibile, senza precedenti. Qualcosa che non può essere pensato, non può essere descritto, dunque non può essere compreso da nessun altro all’infuori di me stesso. Lo sento questo qualcosa, con ogni singola fibra del mio essere ridotto a una sola dimensione, la dimensione della sofferenza e della disperazione, lo tocco con mano, ma esiste solo per me ed è straziante. L’incomunicabilità, l’incomprensione, la solitudine cosmiche approfondiscono il vuoto e l’isolamento. Sono davvero solo, come mai prima, senza più un linguaggio comune con l’esterno. Sono muto, sono sordo, sono cieco, incatenato a una condizione che non mi appartiene più, sprofondato già in vita nel nulla del non-essere. Potrei scrivere per pagine e pagine, meccanicamente, senza dire niente, travasando dal vuoto nel vuoto, come scrive l’uomo del sottosuolo, mentre le lancette scorrono per tutti tranne che per me. Nella mia condizione di morte-in-vita il tempo non esiste più, è un’idea priva di significato, un vago e inconsistente ricordo, un’opaca reminiscenza. Io sono eterno, il mio dolore e la mia disperazione sono eterni.

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