La consapevolezza dell’insensatezza della vita, determinata anzitutto dalla morte, rende la mia esistenza ancor più insensata di tutte le altre, e mi stringe, mi soffoca, mi tormenta come una camicia di forza. Al contrario di Camus e del suo Sisifo, non ho mai saputo trovare gioia nell’assurdità, ma soltanto dolore, un dolore sordo e senza nome, indescrivibile, inconcepibile nella sua terribilità.