Soliloquio del dolore – 5

Sono molto più complesso e lacerato di quanto ho sempre voluto far credere e in questi ultimi mesi ne ho avuto l’ennesima conferma.
Dentro di me, accanto al nichilista distaccato, gelido, beffardo, critico, forte nelle sue terribili verità, convive un sognatore inguaribilmente romantico, idealista e vulnerabile, il sognatore delle Notti bianche, il libro che, forse meglio di ogni altro, rappresenta questa mia parte. Non sono mai stato capace di giungere a una sintesi tra queste due componenti della mia personalità, così distinte e indipendenti da costituire, di fatto, due uomini diversi. Il sognatore che è in me ha una visione romantica, ideale dell’amore, legame indissolubile tra due spiriti affini, destinati ab aeterno l’un l’altro. Una visione fatta sistematicamente a pezzi dalla realtà e, in sostanza, dalla mia stessa natura, refrattaria all’amore, come mostrano i miei innumerevoli insuccessi sentimentali (Lei è l’ultima di una serie lunga sedici anni). Al contrario del sognatore, il nichilista, che ha sempre raso al suolo tutto, non crede nell’amore. Gli uomini restano delle entità separate, divise, incompenetrabili [20] e per questo motivo sono costretti a formalizzare le loro unioni attraverso vincoli esteriori, pubblici come il matrimonio e la creazione di una famiglia – si legano per fingersi uniti e inseparabili. Il pieno possesso e una profonda, autentica, totale corrispondenza con la persona amata sono impossibili, perciò il rapporto carnale lascia sempre insoddisfatti. Le coppie stabili eludono questa insoddisfazione permanente e irriducibile facendo del rapporto sessuale un gesto, di fatto, quotidiano, senza un orizzonte, senza un termine e così si creano l’illusione dell’appagamento. Il piacere, soprattutto per l’uomo, si esaurisce nell’attimo effimero dell’orgasmo e lascia un vuoto incolmabile.
Queste due visioni opposte, agli antipodi si sono sempre fronteggiate, senza mai giungere a un accordo, a un armistizio. Saldi nelle loro posizioni radicali, il sognatore e il nichilista combattono un duello all’ultimo sangue, che arride ora all’uno ora all’altro, a seconda delle circostanze. Il sognatore, che ho sempre guardato con un certo sorrisino di scherno, si è rivelato molto più furbo di quanto immaginassi. Ammetto di averlo sottovalutato. Credevo che fosse morto, che il nichilista fosse finalmente riuscito a farlo fuori e invece, per tutto il tempo della mia corrispondenza con Lei, ha lavorato sottotraccia, palesandosi in tutta la sua fulgente fragilità il giorno del nostro incontro. Senza che me ne accorgessi, con la sua ideale e ridicola visione dell’amore ha contaminato anche il mio rapporto con Lei. Come un abile, infido sabotatore si è insinuato nel mio inconscio e vi ha innestato il suo sogno, cresciuto giorno dopo giorno a mia insaputa, fino a possedermi completamente. È questo folle sogno che Lei si è trovata davanti il giorno del nostro incontro, e che subito, ovviamente, si è sgretolato al confronto con la realtà. Per un anno e mezzo il sognatore ha lavorato silenzioso e ostinato al suo trionfo, andato in fumo in pochi istanti. Ora giace a terra agonizzante, malconcio, il respiro ogni secondo più affannoso, il polso sempre più debole. Il sognatore ha tentato il tutto per tutto e si è autodistrutto, per sempre. Il nichilista lo accompagna nella sua lenta, straziante agonia e aspetta di seppellirlo nel cimitero dei suoi sogni infranti, delle sue speranze disattese, delle sue aspettative deluse. Non è facile raggiungere l’armonia tra tutte le proprie componenti interiori quando si può contare solamente su se stessi, alla fine si deve sacrificare qualcosa, è inevitabile. Io, per poter resistere e non perdermi prima del tempo, devo sacrificare il sognatore che è in me, questo povero disgraziato che nella sua vita ha conosciuto soltanto delusioni, soffrendo a oltranza. Non interverrò, non lo salverò: il sognatore deve morire, per il suo, per il mio, per il nostro bene. È stato coraggioso, glielo riconosco, ha lottato fino alla fine, restando sempre fedele a se stesso, al suo sogno, ma ora per lui è giunto il momento di andare e di trovare nella morte quella pace che in vita ha sempre inseguito invano. Gli concedo di portare con sé l’ultima, più cara illusione, rappresentata dalla convinzione che ci sia stato un momento, almeno un momento in cui anche dentro di Lei, nella sua testa e nel suo cuore, noi due siamo stati una cosa sola, e sulla sua lapide scolpirò i versi di Turgenev posti da Dostoevskij in esergo alle Notti bianche:

O era stato forse egli creato
Per essere seppure un solo istante
Al tuo cuore legato? [21]

Negli ultimi mesi sono andato in pezzi, come mai mi era accaduto prima d’ora, e ho capito molte cose. Ho capito che tutto è relativo, che ogni uomo, in fondo, ha le proprie verità, tutte giuste e, al tempo stesso, tutte sbagliate, come le interpretazioni delle opere di Kafka (in fin dei conti Odradek [22] è la vita e non c’è soluzione a questo assurdo enigma, che resta tale anche dopo la nostra morte). Ho capito che nel mio stato il rischio di fare teoria sulle mie incapacità, di trarre presunte leggi universali dalle mie mancanze è altissimo. In questo senso, ciò che il nichilista pensa dell’amore, credo sia vero solo per alcuni. È vero, nella stragrande maggioranza dei casi l’amore non è che un’illusione, che scivola presto nel grigiore dell’abitudine. È altrettanto vero che nella stragrande maggioranza dei casi gli uomini si accoppiano casualmente, si legano al primo individuo che corrisponde i loro sentimenti perché incapaci di sostenere il peso della solitudine. Ma ciò che riguarda la stragrande maggioranza non riguarda tutti. Per quanto siano pochi, esistono casi in cui due individui si amano davvero, sono legati da un intimo e profondo sentimento che può conoscere vari sviluppi, varie fasi, ma che resterà inesauribile. In questo frangente, l’unione carnale costituisce davvero una «manifestazione magnifica e potente dell’intimità tra due persone», come mi scrisse Lei una volta. L’ho capito grazie a Lei, che ho amato come nessun’altra donna nella mia vita, di un amore istintivo, totale, puro, disinteressato, così forte da portarmi ad accettare, per la prima volta, una parte tra il tutto e il niente, una sfumatura tra il bianco e il nero. Vedendola ho avuto la conferma definitiva dell’esistenza di questo amore totale che trascende spazio e tempo. Avrei accettato qualunque condizione pur di non perderla, di restare nella sua vita e di contribuire alla sua felicità, o almeno alla sua soddisfazione e alla sua serenità. Non mi era mai accaduto di amare e dare senza chiedere nulla in cambio. Questo mio amore totale per Lei non è mai stato puramente astratto, angelico e standole accanto, parlandole, abbracciandola e tenendole la mano ho provato quella stessa sensazione di piacere, soddisfazione e appagamento provata alla lettura delle sue lettere, ma più concreta e completa, reale e fisica. Devo riuscire ad accontentarmi di questo.
Dunque credo che, per quanto raro, l’amore vero, autentico, profondo, indissolubile esista (spero con tutto il cuore che sia questo amore a legarla al marito), ma non è cosa che mi riguarda, non è cosa che fa per me, per la mia natura (evidentemente non sono abbastanza generoso e magnanimo [23]). Ora l’ho capito e devo accettarlo. Io escludo l’amore, è matematico. Tutte le donne che hanno avuto a che fare con me, con i miei sentimenti, anche quelle che hanno corrisposto il mio interesse, sono riuscite a seguirmi solo per un breve tratto e poi sono tornate indietro, voltandomi le spalle. Ecco, nonostante senta talvolta dentro di me una tale quantità di amore da rifare il mondo intero, riesco a far vibrare il cuore di una donna solamente per brevi istanti.
Sono giunto alla fine di un viaggio lungo secoli. La mia meta era Lei, e ora che Lei non c’è più posso fermarmi e mettermi l’anima in pace. In ogni libreria, in ogni biblioteca, oltre ai libri sfogliavo i volti delle donne che mi circondavano ed è il suo volto che ho sempre cercato. L’ho trovato e l’ho perduto – la mia ricerca finisce qui. Ora posso vivere a testa bassa. Ai miei testi avevo chiesto il successo, il riconoscimento, la gloria, l’affermazione. Hanno fatto molto di più: mi hanno condotto Lei, che vale più di ogni altra cosa, e ora che Lei non c’è più, potrei anche bruciarli.

NOTE

[20] «Né se l’uomo cerchi rifugio presso alla persona ch’egli ama – egli potrà saziar la sua fame: non baci, non amplessi o quante altre dimostrazioni l’amore inventi li potranno compenetrare l’uno dell’altro: ma saranno sempre due, e ognuno solo e diverso di fronte all’altro» (Carlo Michelstaedter, La persuasione e la rettorica, cit., p. 41).

[21] Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche, traduzione di Luisa De Nardis, in Id., Grandi romanzi, Newton Compton editori, Roma 2010, p. 19.

[22] Singolare figura dall’insieme assurdo, ma compiuto, dall’aspetto di una spoletta per il filo piatta e a forma di stella, capace di parlare e di ridere, ma la cui risata risuona come un fruscio di foglie cadute, protagonista del racconto Il cruccio del padre di famiglia, contenuto nella raccolta di Kafka Un medico di campagna.

[23] In conclusione della Storia del genere umano, Leopardi concede agli uomini, sottoposti al devastante «imperio della Verità», il conforto dell’amore, riservato però ai «cuori più teneri e più gentili delle persone più generose e magnanime» (Giacomo Leopardi, Storia del genere umano, in Id., Operette morali, cit., p. 499).

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