Memorie dal nulla – Seconda parte. La tentazione di vivere – II

Veronica mi scrisse per la prima volta un mese dopo le parole di Pietro, il 29 gennaio. La sua mail fu un evento straordinario, che spezzò la monotonia avvilente nella quale si perdevano i miei giorni, tutti uguali, senza distinzioni. Mi bastò leggere l’oggetto della mail, «Da una tua affezionata lettrice», per capire che si trattava di lei. Perché? Evidentemente la consapevolezza della sua esistenza si era radicata in me più in profondità di quanto immaginassi. Pietro, con le sue parole, senza saperlo, aveva gettato un seme dentro di me, un seme che in quel mese, a mia insaputa, era germogliato, cresciuto e si era irrobustito giorno dopo giorno. Non poteva che essere lei, Veronica, a definirsi una mia affezionata lettrice, lei e nessun’altra. Mi fu chiaro da subito. Solo lei, secondo la descrizione di Pietro, poteva prendere questa iniziativa.
La scrittura ha inibito il mio senso del pudore. Sulla pagina mi sono denudato senza alcun timore, senza temere giudizi, mostrandomi per intero, con i miei pochi pregi e i miei numerosissimi difetti. Ho sempre raccontato tutto ciò che mi è accaduto, celandomi semplicemente sotto una falsa identità, fatti e misfatti. Ho riservato lo stesso trattamento a chi ha avuto la sfortuna di incontrarmi, senza provare un solo briciolo di rimorso. I miei genitori, i miei amici, le mie donne: sono passati tutti sotto la mia penna. Non ho avuto ritegno a prostituire me stesso e gli altri nella mia attività di scribacchino e lo scrivo con un pizzico di rammarico, visto che non ne ho ricavato niente. All’inizio della mia attività ho tentato di essere la voce dei reietti, dei paria, sentendomi un reietto, un paria io stesso e trovando solo in loro, negli scarti umani relegati ai margini, nel sottosuolo della società qualcosa di interessante, quel midollo dell’universale che dovrebbe essere l’oggetto della letteratura, e dal quale invece ci siamo colpevolmente allontanati dal secondo dopoguerra in poi, viziati e intorpiditi dal benessere, fino a ucciderla, la letteratura. Non sono stato all’altezza del compito, anche a causa della consapevolezza, che mi ha irretito, paralizzato, e così ho finito per rinserrarmi in me stesso e nel mio piccolo mondo ridicolo.
Potrei dunque trascrivere l’intero mio carteggio con Veronica, dalla prima all’ultima mail, ma qualcosa mi impedisce di farlo. Sarebbe molto più semplice riportare le sue e le mie parole, ma se lo facessi mi sembrerebbe, in un certo senso, di tradirla. Forse, copiando e incollando con assoluta fedeltà le parole delle donne amate nei miei testi, appagavo inconsciamente la mia sete di vendetta, prodotta dai loro rifiuti. Con Veronica non devo vendicarmi di niente, anzi, queste pagine, in sostanza, non sono altro che un goffo tentativo di celebrazione. Certo, lei, attraverso le sue stesse parole, apparirebbe quella che è, con maggiore facilità, senza rischi di svalutazione. Forse questo è l’unico caso in cui sarebbe davvero utile, giusto, onesto trascrivere, ma se lei si offendesse? Dopo averla già offesa una volta e nel modo più terribile, offenderla di nuovo sarebbe insopportabile.
Le parole di Veronica mi circondano. Ho stampato tutte le sue mail e le ho affisse alle pareti della mia camera. Sono il mio bene più prezioso, insieme con i libri. Ogni mattina, quando apro gli occhi, vedo per prima cosa le sue parole: una dolce tortura.
Eccola qui la sua prima mail, l’inizio di tutto. Mi sta davanti, sopra la scrivania.
Veronica mi informava di aver iniziato a leggere i miei racconti e i miei romanzi (la mia maldestra produzione creativa insomma, raccolta in un blog senza pubblico, virtuale bidone della spazzatura dove getto tutti i miei fallimentari tentativi letterari) per ingannare il tempo durante i viaggi in treno e in metropolitana da casa a lavoro e viceversa. Ben presto ne era stata travolta, provando un fortissimo sentimento di empatia (una delle sue parole), fino a quel momento provato leggendo solamente un altro autore, il nostro amato Dostoevskij. Sì, Veronica, la mia prima vera lettrice, si rivelava paragonandomi a Dostoevskij, lo scrittore nei confronti del quale non provo semplicemente ammirazione, ma una vera e propria venerazione, così forte e profonda da sfociare persino nel fanatismo… Questo semplice dato basta da solo a rivelare la portata, la forza dell’impatto che la sua apparizione improvvisa ha avuto nella mia vita. Le sue parole suscitarono in me un entusiasmo stordente, ubriacante, come se avessi buttato giù d’un sorso un’intera bottiglia di vino. In quel momento, in quel preciso momento mi sono sentito, per la prima volta nella mia vita, un vero scrittore.
Veronica si riconosceva nei miei testi, vi ritrovava quel senso di inadeguatezza, di emarginazione, di esclusione a lei così familiare, e che si era sforzata con tutta se stessa di reprimere. A Veronica era riuscito ciò che a me non riuscirà mai: relegare in un angolo remoto e inaccessibile il suo io più profondo e inquietante, il suo sottosuolo insomma, reprimerlo, dimenticarlo e mettersi in gioco, dire sì alla vita e immergersi nella lotta. Così era riuscita a fare della sua più grande passione, la luce, il suo lavoro, così si era sposata e aveva messo al mondo una nuova vita. Ma leggendo i miei testi qualcosa dentro di lei si era spezzato e sensazioni dimenticate tornavano ad assalirla, erompevano fuori da quell’angolo nascosto e travolgevano ogni cosa, come un fiume in piena che rompe gli argini e inonda tutto.
Veronica scriveva persino di invidiarmi (me!), per aver avuto il coraggio di restare fedele a me stesso, alla mia natura, di non averla contaminata, corrotta cedendo ai compromessi imposti da una vita comune. In quel momento, leggendo quelle parole incredibili, la consapevolezza e il nulla persero tutto il loro peso insostenibile, schiacciante e mi divennero lievi, come mai prima.
Era la sua prima mail e Veronica aveva dovuto lottare a lungo con se stessa per decidersi a inviarla, eppure mi scriveva con una sincerità e una fiducia che mi sorpresero e disarmarono. Leggendo quella confessione, come la definiva lei stessa, ebbi subito la sensazione nitida e bruciante di conoscerla da sempre. Mi sembrò di averla attesa per una vita e di aver scritto solo per lei in tutti questi anni.
Finalmente trovavo un’anima affine capace di apprezzare i miei testi, di comprenderli, di farli propri, di sentirli parte integrante della propria persona e della propria storia. Fino a quel momento la scrittura per me non era stata altro che un esercizio di autoreferenzialità, un’attività fine a se stessa, senza presente né futuro, un numero di funambolismo letterario e filosofico per fantasmi. Veronica invece mi rivelava che i miei testi potevano avere un impatto su un lettore altro-da-me, emozionarlo, condizionarlo, persino sconvolgerlo. Fu una scoperta davvero incredibile.
Dunque nei miei testi c’era qualcosa di buono, avevano un valore reale, tangibile, non erano fatica sprecata, o almeno non del tutto. In tutti questi anni credevo di aver scritto per niente e per nessuno, inutilmente, di non aver fatto altro che ribadire a me stesso, fino al disgusto, cose note da sempre. Con la sua miracolosa apparizione Veronica mi apriva un mondo, un mondo di cui ignoravo completamente l’esistenza, un mondo che si trovava fuori di me e con il quale, attraverso le mie parole, potevo comunicare.
La mail di Veronica rappresentava il primo riconoscimento conferito ai miei testi, legittimava la loro esistenza e dunque anche la mia. Una proposta di pubblicazione da parte di un importante editore non mi avrebbe regalato maggiore soddisfazione, davvero, anche perché conoscevo lo spessore umano, spirituale e culturale di Veronica. Non era una persona qualunque ad apprezzare i miei testi, ma una persona che si distingueva – davvero – dal gregge.
Fui grato a Veronica delle sue parole e lo sono tutt’ora. Con la sua mail aveva reso memorabile un giorno destinato a perdersi nel nulla grigio e insignificante come tutti gli altri.

Memorie dal nulla , , , , ,

Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

Precedente Memorie dal nulla - Seconda parte. La tentazione di vivere - I Successivo Memorie dal nulla - Seconda parte. La tentazione di vivere - III