Persino nell’evento più tragico e assurdo in assoluto, la morte di una creatura poco più che bambina (Mignon, naturalmente), Goethe trova la forza, il coraggio, forse persino la sfrontatezza, di celebrare la vita:
«Volgete al cielo gli occhi dello spirito! Sia viva in voi la forza creatrice, che porta in alto ciò che v’è di più bello e di più sublime, al di sopra delle stelle: la vita».
Nello scambio di battute tra il coro invisibile e i fanciulli che caratterizza le esequie di Mignon, una delle vette più alte del Meister, è tutto Goethe, riecheggia il suo messaggio più intimo e profondo, di assoluta fede nella vita e nell’umanità. Avrebbe dovuto concludersi così il romanzo.