I taccuini di Tarrou – 380

La Mariane del Meister è una creatura perduta, condannata al disordine e alla sofferenza, ma consapevole della miseria della propria vita e del proprio destino. Mariane sa che «miserabile creatura sia una donna che, insieme al desiderio, non ispiri amore e rispetto». È il dramma di Cristina e di tutte le donne come lei, costrette a svendere il proprio corpo e dunque, in moltissimi casi, la propria anima, per sopravvivere. Non c’è nulla che possa cancellare la mia colpa, e cioè aver approfittato, per il mio piacere, per il mio bisogno d’affetto e calore, della loro disperazione, ma è sempre con amore e rispetto che mi sono rivolto a loro, e a Cristina più che a ogni altra.

A proposito di Cristina, durante il nostro ultimo incontro, avvenuto ormai una settimana fa, si è rotto qualcosa. Come io, in tutti questi mesi, ho approfittato della sua disperazione, lei ha approfittato della mia, di disperazione. E della mia arrendevolezza, e della mia comprensione, e della mia gentilezza. Non parlerò delle ragioni che mi hanno convinto di ciò. L’aspetto singolare, persino misterioso, è che a questa sgradevolissima sensazione sono seguiti messaggi teneri e persino amorevoli, per la prima volta da parte di entrambi. Credo che Cristina abbia capito come prendermi e fin dove spingersi, con me. In fondo fa parte del gioco, il suo lavoro è anche questo. Ma io non posso accettarlo, per tanti motivi. Non posso accettare che Cristina metta il denaro davanti a tutto e sfrutti le mie debolezze e il mio affetto per lei per fare soldi. Se potessi, le darei tutto il denaro di cui ha bisogno, ma senza domandarle nulla in cambio. Non sono semplicemente un cliente, ma un uomo, per di più solo e disperato, ma non per questo malvagio, e vorrei che Cristina mi trattasse come tale, che fosse sincera con me. Ma per lei sono soltanto una fonte di guadagno. Io dalla vita e dalle relazioni non ho guadagnato altro che solitudine e dolore. Basta.

L’atteggiamento di Cristina non mi ha addolorato, ci tengo a precisarlo, anche perché, dopo Lei, non esiste più una donna che possa addolorarmi, ma amareggiato e infastidito, questo sì. La colpa, naturalmente, è mia, soltanto mia, come sempre. Cristina fa soltanto quello che deve fare, quello che le circostanze le impongono di fare. Ma non ci vedremo più, e le auguro buona fortuna.

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