Ancor più dei giorni, che non hanno più alcun senso per me e scivolano via senza lasciare traccia, sono le parole a scandire il mio cammino verso la fine. È come se, dopo aver trascritto un pensiero, dopo aver dato forma a una riflessione, cristallizzandola sulla pagina, mi esaurissi un po’, mi avvicinassi di un passo – talvolta persino più di uno, se il concetto espresso mi sta particolarmente a cuore – verso la morte. Manca sempre meno alla completa, totale espressione del mio pensiero, e solo quando non avrò più nulla da dire, quando tutto sarà definito e scritto, documentato e scolpito, seppur nell’argilla, sprofonderò con un sospiro di sollievo nel silenzio.
A tal proposito, credo che sia proprio l’autore più incontinente a subire più di ogni altro il fascino del silenzio, come è il peccatore più inguaribile a subire più di ogni altro il fascino della redenzione e della santità. La vita umana è fatta di paradossi. L’uomo stesso è il paradosso più incredibile, più assurdo che sia mai esistito su questa povera terra.