È finito tutto, lo so, me lo ripeto da mesi, me lo dicono la mia mente, il mio spirito e persino il mio corpo. Ma ci sono momenti in cui il sentimento della fine è così forte e profondo, così vivo da soffocarmi, da schiacciarmi, da irretirmi. In questi momenti percepisco una tale devastazione dentro di me, un tale vuoto che persino parlare mi è quasi impossibile. Tutto si spegne, ovunque calano le tenebre, il corpo prostrato si ripiega su se stesso, della voce non resta che un filo fragilissimo e io mi sento scomparire, mi sento divorare da quel buio che, partendo da me, dalle mie profondità più inaccessibili, inghiotte tutto ciò che mi circonda, persone e cose. È come se entrassi in una dimensione sconosciuta e terribile, in una sorta di letargo psico-fisico preludio della morte sostanziale. In questi momenti mi sembra completamente insensato che io debba mettermi le mani addosso per morire, che la mia fine effettiva non avvenga così, naturalmente, senza muovere un dito.