Ho parlato di Margherita a Tom ed Elvis. Non ho resistito e gliene ho parlato, nel tentativo di alleggerire il carico. Sono stati concordi sin da subito su ciò che dovrei fare.
– Va’ da lei! Prendi il treno e va’ da lei! – hanno gridato all’unisono, entusiasti.
– Perdonatemi, ma non comprendo il vostro entusiasmo. Forse non sono stato chiaro ed è possibile, ora come ora. Lei ha bisogno di un uomo che le stia accanto, che si prenda cura di lei e che la ascolti. Un uomo forte, che le dia delle certezze. Evidentemente questo identikit non mi corrisponde e lo ha detto anche lei a chiare lettere. Pertanto, stando così le cose, perché dovrei andare a trovarla a Milano, rischiando di passare per uno stalker e spaventandola? Non capisco la vostra proposta, non ha alcun senso, – mi sono opposto.
– Macché spaventare! – ha insistito Elvis. – Presentandoti a Milano dimostreresti a Margherita di possedere la certezza che a lei interessa più di ogni altra e cioè che tieni a lei. Non dovresti neppure sprecare parole, non dovresti neppure sforzarti di organizzare un discorso perché non ce ne sarebbe bisogno. Basterebbe la tua presenza. La tua sola presenza renderebbe Margherita certa di questo.
– Proprio così, – lo ha sostenuto Tom.
– Cosa vi dà questa certezza? – ho domandato loro con scetticismo e un filo d’irritazione, trangugiando in fretta l’ultimo sorso di birra.
– Il fatto che lei si sia aperta così con te, raccontandoti la sua storia senza nasconderti nulla. Così facendo lei si è denudata ai tuoi occhi e una donna si denuda agli occhi di un uomo per due motivi: primo, l’uomo che ha di fronte è omosessuale e non può provare nessun interesse nei suoi confronti, secondo, l’uomo che ha di fronte le piace e lo vuole conquistare, dimostrando di nutrire nei suoi confronti una fiducia sconfinata. Possibile che tu non lo capisca? – mi ha risposto Elvis, infervorandosi.
– Secondo me dimentichi un terzo motivo: nell’uomo che ha di fronte la donna vede un amico, ovvero qualcosa di molto simile a un fratello, – ho ribattuto.
– Possibile, – ha ammesso Elvis, e anche Tom è stato costretto a darmi ragione.
– Probabile più che possibile. Parliamoci chiaro, è inverosimile, se non addirittura fantascientifico, che una donna come lei possa invaghirsi di un uomo come me. Oddio, di un uomo… di uno straccio piuttosto.
– Smettila di piangerti addosso e datti una mossa, – mi ha ammonito Tom.
– Non mi piango addosso, non l’ho mai fatto. Sottolineo un semplice dato di fatto riguardante il mio aspetto fisico, – ho puntualizzato, ma senza irritazione, con un sorriso.
– Un dato di fatto superfluo, perché, da quello che hai raccontato, Margherita non sembra la donna che si ferma all’aspetto fisico. Non sembra una donna superficiale, schiava dell’apparenza. Se tu riuscissi a darle ciò di cui ha bisogno il tuo aspetto fisico non avrebbe nessuna importanza, scivolerebbe non in secondo, ma in terzo piano. Hai il cinquanta percento delle possibilità. Non è poco. Lei stessa ti ha detto che l’amore è un cammino, o qualcosa del genere, un cammino lungo e complesso, be’, inizia a percorrerlo. Perché sei già un bel pezzo avanti e in fondo che ti costa? È un impegno piacevole e con tre ore di treno sei a Milano, poi le tornerà a casa spesso, è qui la sua famiglia, i suoi genitori, sua sorella. Non hai niente da perdere e io ti dico di provarci. Devi fare una sorta di investimento. Si vede che Margherita ti piace molto, che ti ha catturato. Hai detto che per lei metteresti in discussione tutto. Bene, se non investi il tuo tempo e le tue energie per conquistare l’amore della donna per cui metteresti in discussione il tuo credo, la donna che immagini possa essere la madre di tuo figlio, allora su chi o cosa devi investire il tuo tempo e le tue energie? Ti è capitata un’occasione d’oro e dovresti coglierla, se non altro per non avere rimpianti in futuro, – ha insistito Elvis, con crescente entusiasmo. Parlava accalorandosi, come se la questione riguardasse lui. Dicono sia questa l’amicizia.
– Esatto, soprattutto per non avere rimpianti, – gli ha fatto eco Tom.
– Non lo so… Margherita ha detto che noi due rischieremmo di essere deleteri l’uno per l’altra e se fosse davvero così non me lo perdonerei. Non vorrei influire negativamente su di lei e sulla sua vita, provocare altro dolore.
– Solo tu puoi dimostrarle che non è così. E puoi dimostrarglielo innanzitutto andandola a trovare a Milano, – ha ribattuto ancora Elvis, ostinatamente, testardamente.
Ciò che a Tom ed Elvis sembrava facile a me sembrava e sembra tutt’ora un’impresa, soprattutto nel mio stato attuale. Ora come ora scoprire dove si trova esattamente Margherita – come scoprirlo? – e poi recarmi da lei, così, a occhi chiusi, senza una minima garanzia, mi sembra un’impresa ben al di sopra delle mie possibilità. L’ultimissima speranza è andata in pezzi quella notte, l’ho sentito troppo bene, e ora dovrei rimettere insieme i cocci? Ma su una cosa Elvis aveva ragione. Se Margherita è per me davvero quello che dico che sia, la mia donna e la mia salvezza, dovrei lottare per lei, o almeno fare un tentativo. In passato ne ho fatte molte di follie e ben più sciocche e per molto meno, ma allora potevo contare sul sonno, sul rifugio e la scorciatoia del sonno, mentre oggi non ho neppure questo.
Il mio racconto l’altra sera ha fatto breccia nei cuori di Tom ed Elvis, chissà perché. Il mio racconto li ha punti nel vivo e dopo aver tentato di convincermi a proseguire il mio rapporto con Margherita, si sono abbandonati a inedite confessioni sentimentali. Ci conosciamo da una vita ma assai di rado parliamo di questioni amorose o presunte tali.
Tom è fidanzato da tre anni con una ragazza della nostra stessa età ma che studia ancora all’università, è al quarto anno di medicina. Perché solamente dopo molti tentativi, una laurea in farmacia e persino un master, è riuscita a superare il test d’ingresso di medicina, e non a Roma ma a Firenze, tra l’altro. Questa situazione inizia a pesare molto a Tom, che vorrebbe comprarsi una casa e mettere su famiglia perché sente che è arrivato il momento.
– Se penso che a trent’anni vivo ancora con mia madre e non ho fatto niente mi prende a male. Mi sento inutile. Che lavoro a fare otto ore al giorno se non posso formare una famiglia, se non posso trasferirmi in una casa mia con la mia compagna e fare dei figli? Se continua così quando potrò farli? A quarant’anni? Ma ora sono nel pieno delle mie forze e non so se tra dieci anni sarà ancora così. Inizia a essere frustrante.
– Sembra che sia tu a sentire il ticchettio dell’orologio biologico e non loro, – è intervenuto Elvis a smorzare con una battuta il lamento di Tom.
Poi però è venuto anche il suo turno ed Elvis ci ha confessato di pensare ancora alla sua storica ex. Pensate un po’, la storia di Elvis e della sua ex è la stessa storia di Tom e della sua ragazza ma al contrario, a parti invertite. La ex di Elvis sentiva gli stessi bisogni che oggi sente Tom mentre Elvis aveva deciso di intraprendere il suo percorso universitario in medicina. Anche lui come la ragazza di Tom era riuscito a entrare solamente dopo parecchi tentativi e dopo essersi già laureato in chimica. Se tanto mi dà tanto tra non molto Tom finirà per lasciare la ragazza. Anche Elvis la pensa così, ma naturalmente a Tom non lo abbiamo detto. Elvis che dopo anni si dispiace ancora di non aver dato alla sua ex quella stabilità di cui aveva bisogno.
– Se lo avessi fatto, e potevo farlo, non sarei stato costretto a lasciarla, – ha suggellato la sua confessione, schiacciando nel portacenere con rabbia quel poco che restava della sigaretta.
Io li ascoltavo come se parlassero di eventi straordinari, come se mi raccontassero di esplorazioni in universi paralleli. Io che in trent’anni non ho mai avuto una relazione con una donna. Però una parola al termine delle loro confessioni mi sono comunque permesso di dirla:
– Noi trentenni nati alla fine degli anni Ottanta siamo la prima generazione della storia che, per svariati motivi, non può e/o non vuole fare ciò che l’uomo ha sempre fatto da quando è apparso sulla terra: procreare. Lo dimostra il calo verticale delle nascite nel nostro paese. In questo senso siamo una generazione sperduta e i nostri figli sono i bambini sperduti che vivono nell’Isola che non c’è con Peter Pan.
Tom se n’è andato, io ed Elvis siamo rimasti soli ed Elvis ha riattaccato di nuovo con la storia di voler mollare tutto e andarsene per un po’ in Marocco. Mi ha detto che gli è venuta in mente un’idea da premio Nobel – davvero, ha detto proprio così – ma che non può metterla in pratica perché ha paura che gliela freghino e questo ha alimentato la sua voglia di staccare per un po’. Io l’ho dissuaso ancora una volta e lui ancora una volta mi ha sollecitato a farmi le analisi perché i miei occhi giallastri proprio non gli piacciono (Tom era troppo amareggiato dopo la sua confessione inattesa per potermi esortare a trovare un lavoro come sempre fa; aveva ben altri pensieri per la testa). Ma Elvis non si è limitato a questo. Prima di tornarsene a casa e mettersi a dormire, beato lui, lui che soffre di narcolessia ed è il mio ideale alter ego, è tornato su Margherita.
– Tu devi andare a Milano, Fausto, devi andare a trovare Margherita, a tutti i costi. Mentre parlavi di lei ti ho visto rinascere, ho visto brillare i tuoi occhi come non accadeva da tempo. Tu non puoi rendertene conto ma io sì. Questa sera sei stato persino loquace, mentre negli ultimi mesi hai spiccicato pochissime parole. Tu devi andare da lei. Devi rischiare, come se giocassi alla roulette. Devi tornare a essere un giocatore, come una volta. Lo so che non siamo più dei ragazzini, ma devi rischiare, devi farlo perché c’è in gioco la cosa che più conta nella vita di un uomo, la sola cosa che conta: la felicità. Tu puoi essere felice con Margherita, e se non vuoi andare a Milano per una questione di soldi te li presto io, poi me li ridarai.
Ho ringraziato Elvis ma gli ho detto che non avrei mai accettato il suo denaro. Ci siamo salutati con il solito abbraccio.
Tutte le chiacchiere di Tom ed Elvis su Margherita alla fine mi hanno influenzato e sono giorni che fantastico di andare a trovarla a Milano. Nella mia testa avrò fatto Milano-Nettuno e Nettuno-Milano centinaia di volte. Avrò macinato migliaia di chilometri restando fermo. La tentazione di catapultarmi da Margherita c’è, è reale, ma resto convinto del fatto che sarebbe un’impresa, a oggi, superiore alle mie forze. E poi lei potrebbe essersi già dimenticata di me e aver trovato l’amore della sua vita. Glielo auguro con tutto il cuore. Perché ogni vita umana è inutile ma la sua vita è la meno inutile di tutte.