Impalpabile come un’ombra (a differenza di Zarathustra io sono diventato la mia ombra), permango nella mia devastazione, mi aggiro silenzioso tra le mie rovine illuminate da una tenue e gelida luce lunare. Ma non riuscirò mai ad abituarmi al freddo glaciale dei miei apocalittici luoghi interiori, e non c’è più una sola fiamma che possa riscaldarmi. Il freddo che ho provato quella notte vedendo Lei, sentendola così irrimediabilmente lontana da me, mi è rimasto addosso e non passerà mai. Non esiste più calore per me. Del dolce tepore di fiamme danzanti non mi resta che un pallido ricordo ormai, un ricordo intuitivo, quasi fantastico. Anche la memoria va in pezzi, insieme a tutto il resto.