L’individuo che intende togliersi la vita con piena consapevolezza, per il quale il suicidio non è una scelta improvvisa, estemporanea e disperata, di cui pentirsi se ci fosse la possibilità, ma un dovere morale, il risultato di una lucida, spietata analisi di se stesso e della vita, deve prima, necessariamente, a meno che non si trovi in una condizione di perfetta solitudine, uccidersi interiormente, strappare tutti i legami affettivi che lo imprigionano. È inevitabile. Senza questo preventivo, propedeutico suicidio interiore, il suicidio fisico non sarà mai una decisione consapevole e libera. Per fare ciò è necessario percorrere una strada opposta rispetto all’egoismo, come si potrebbe superficialmente credere, ovvero la strada del completo annientamento dell’io, che conduce a una dimensione esistenziale elementare, simile a quella delle piante.