«Ma io?», si domanda infine Čulkaturin, dopo aver raccontato la sua triste storia, «Io perché mai mi sono impicciato? Quinta ruota del carro che non sono altro!». Ecco, in tutto ciò che fa l’uomo superfluo si impiccia; la sua presenza non è richiesta, non è necessaria, tanto da far apparire la sua nascita un errore. La sua esistenza non è prevista nell’ordine naturale delle cose e la vita sgretola tutte le sue aspettative, tutti i suoi sogni, vanifica tutti i suoi tentativi di sovvertire il proprio destino, che è quello tristissimo di morire solo, irrimediabilmente, disperatamente solo.