I taccuini di Tarrou – 186

Sono sempre stato consapevole del vuoto cosmico in cui si trova la terra, dunque ci troviamo noi, della solitudine cosmica di questo minuscolo granello di sabbia nell’universo immenso, ma questa sera, in un momento di sensibilità visionaria, del vuoto e della solitudine cosmiche ho avuto una percezione assoluta, totale, mai avuta prima d’ora. Questo vuoto e questa solitudine le ho viste, come se con il mio sguardo fossi riuscito ad abbracciare l’intero universo e avere una percezione reale dell’insignificanza della terra e dell’uomo nello spazio. È stato spaventoso, come se avessi compreso per la prima volta quanto siamo siamo soli, e piccoli, e miseri, e inutili, e quanto sia folle e assurdo l’uomo, che pur nella sua terribile nullità si crede il padrone dell’intero universo e sparge dolore, morte e distruzione. Alla luce dell’insignificanza cosmica il sangue sparso dall’uomo sulla terra appare ancor più ingiustificato e insensato, credetemi, a tal punto da domandarsi se la violenza non sia altro che una macabra fantasia.

Ma queste sensazioni negative hanno infine lasciato spazio a una sorta di consolazione. Sì, nella piena, assoluta, totale percezione della nullità della terra e dell’uomo ho trovato consolazione, una consolazione per di più ilare: ho sentito nascere e crescere dentro di me una risata incontenibile, potente e immensa come quel vuoto cosmico spalancatosi di colpo davanti ai miei occhi. Una risata che ha inghiottito l’intero universo. Un’esperienza inedita e sorprendente per me, che ho disimparato a ridere molto, molto tempo fa.

Il nulla cancella tutto, gioie e dolori, pietà e massacri, senza distinzioni, ed è forse questa l’unica consolazione che ci resta.

Richard Gerstl, Autoritratto
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