Nei testi filosofici cerco l’immediatezza luminosa e illuminante, lo strappo riflessivo che ferisce, che recide di netto le palpebre, senza troppi giri di parole, senza troppe chiacchiere. Una capacità di svelamento doloroso propria di pochi pensatori, Leopardi, Michelstaedter, il Camus del Mito di Sisifo. Questi autori scrivono non per scrivere, ma per mostrare, per rivelare. Per loro la scrittura non è un’attività con la quale colmare un vuoto esistenziale e temporale, non è una strategia di conforto, ma un autentico grido di disperazione, immediato e lacerante.