I taccuini di Tarrou – 289

Ho passato tutta la vita ad abituarmi alla fine, ad educarmi alla morte e credo di poter dire di essere pronto. Tuttavia, c’è ancora qualcosa dentro di me che oppone resistenza, che copre il pensiero della morte con un sottile velo di resistenza, ed è il rimpianto dovuto al fatto di non essere riuscito a realizzare neppure uno dei miei desideri più forti, intimi e profondi, ai quali tenevo di più. Possibile che io sia così inutile? Un tempo questa domanda era la mia croce, mi tormentava di continuo, non mi dava tregua e mi rendeva il mio peggior nemico. Ora si ripresenta alla mia mente soltanto quando penso che ormai mi resterebbe soltanto una cosa da fare, sparire, ma senza addolorarmi più come una volta. Ora questa domandina velenosa e beffarda genera soltanto una sottile tristezza, come una caligine, diradata presto dalla rassegnazione. Sì, ormai sono completamente rassegnato alla mia inutilità e alla mia inettitudine.

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