Mi sono osservato e giudicato sempre, severamente, ho assistito alla mia vita e alla mia morte con una lucidità di pensiero estrema, talvolta persino delirante, con una logica tremenda, che non ha mai fatto concessioni all’irrazionalità. Come un personaggio di Ibsen, secondo le parole di Cardarelli, la vita ha sempre avuto per me il carattere di una tesi da raggiungersi attraverso lo spasimo di un’umanità che è, nel contempo, azione e dimostrazione, emozione e raziocinio, febbre d’istinti e gelida esposizione d’idee. Ecco, non essere riuscito a diventare un autore, un creatore, ma essere rimasto un personaggio, sempre, è una delle mie più profonde amarezze.
