Vivo la mia fine, senza tregua, e non m’illudo, e non la sfuggo, ché sarebbe inutile, ma ne sostengo il peso insostenibile e lo sguardo terribile. Sono tutto qui, in questo quotidiano confronto con la mia fine, il cui sentimento non è mai stato così vivido come ora. La fine non è per me un orizzonte, ma una realtà presente. La vivo qui e adesso, e solo quando non sarò più mi libererò di lei. Intanto la sostengo con la rassegnazione del malato terminale alla fine dei suoi giorni.