In confronto a Michelstaedter sono un moscerino, anzi, una macchia di sporco, un nulla insomma; ma nel rapporto con i miei genitori, e con mia madre soprattutto, posso – devo – essere migliore di lui. Non perché i miei genitori siano migliori di quelli di Michelstaedter e meritino più amore, ma perché in queste condizioni e con questi caratteri è necessario, per il bene di tutti, che la convivenza sia il più possibile pacifica. Dinanzi ai miei devo dunque dismorzarmi, come direbbe l’uomo del sottosuolo, soffocare il cinismo e il risentimento, fare una parola di meno, se non tacere del tutto, ingoiare il rospo e distogliere lo sguardo. Devo riuscirci, almeno con loro. Il fatto che sia arrivato a trentatré anni credo dimostri quanto io voglia bene loro. Ma loro questo non lo capiscono. Credo che non lo capiranno mai, e in fondo è naturale che sia così.