In un dissennato, folle impeto di sopravvalutazione, potrei dire che tutte le donne di cui mi sono innamorato non sono state, come la Tamara di Lermontov, all’altezza del mio amore, troppo grande, troppo vasto e profondo, abissale per loro.
In realtà, vale esattamente il contrario: il mio amore è sempre stato troppo meschino per essere corrisposto, troppo povero e astratto per meritare considerazione. Soltanto una donna giunta al culmine della disperazione, sospesa sull’orlo dell’abisso e già con un piede nel vuoto, potrebbe innamorarsi di me, per poi abbandonarmi non appena la sua situazione sia migliorata ed ella sia tornata con entrambi i piedi saldamente piantati a terra, al riparo dal baratro. È ciò che mi è accaduto con Céline, la donna più disperata che abbia mai conosciuto, dunque l’unica che mi abbia desiderato davvero e completamente, sotto ogni punto di vista, spirituale e carnale, e che avrebbe potuto innamorarsi davvero di me. Ma non appena la sua vita è migliorata Céline è svanita e mi ha dimenticato.