Io so. So che tra una vita riuscita e una vita mancata non c’è alcuna differenza, che in ogni caso la morte e il nulla son lì, e cancelleranno tutto, il successo e il fallimento, la vittoria e la sconfitta, la gioia e il dolore, l’amore e la solitudine. Lo so, e non soltanto lo so, ma lo sento, con ogni singola fibra del mio essere, materiale e immateriale, lo sento. Eppure non basta. Per giungere alla rassegnazione e liberarsi finalmente dell’insoddisfazione, dell’angoscia, dell’odio e della rabbia verso se stessi, è necessario trascendere la disperazione, unica condizione dell’uomo consapevole, ma davvero consapevole, dell’assurdità della vita.
Ma cosa significa trascendere la disperazione? Immagino significhi entrare in un’altra dimensione dell’essere, profondissima, abissale. La dimensione di Meursault, forse, alla fine dello Straniero, quando si scopre felice, nonostante tutto. Non la felicità, ma la rassegnazione è la mia ambizione.