A volte ho una percezione così profonda e acuta – tanto acuta da farmi male – della mia inutilità, che non poter scomparire mi rattrista come poche altre cose nella vita. In questi momenti di feroce consapevolezza, l’esistenza diventa un peso insostenibile e io mi sento schiacciare dal dovere di esistere. Ormai ho la certezza che se anche i miei cari accettassero la mia vita per quello che è e non mi chiedessero di uniformarla alla loro idea di vita, alla loro idea di normalità, la mia angoscia non svanirebbe. Continuerei a sentire il bisogno di avere tutto ciò che non ho e che non avrò mai. La mia condizione resterebbe drammatica in ogni caso, disperata in ogni caso e io continuerei pur sempre a desiderare di scomparire. Morire è l’unico rimedio al mio male, perché io stesso sono il mio male e non c’è cambiamento che possa guarirmi, che possa salvarmi.
È dura, credetemi, vivere senza avere neppure un’illusione di felicità. È dura vivere senza potersi aspettare qualcosa di bello dalla vita, qualcosa che sia degno di essere vissuto. È dura vivere senza veder mai ripagati i propri sforzi, senza essere amati, senza essere presi in considerazione. Allora esistere non è che puro essere, puro resistere, ed è terribilmente faticoso esistere soltanto per essere e resistere. Se neppure Michelstaedter ce l’ha fatta, come posso farcela io, che della forza e del coraggio di Michelstaedter non ho neppure una decima parte? La sensibilità mi condanna a soffrire e, soprattutto, mi condanna a vivere. Nessuno sa, nessuno può neppure lontanamente immaginare quanto mi costi – forse come mai prima d’ora – restare in vita. Non credo sia eccessivo parlare di sacrificio… Ma io solo so che non è eccessivo parlare di sacrificio. Per tutti gli altri non c’è niente di meritevole nella mia vita. Per tutti gli altri sono soltanto un parassita… Nessuno è capace di spingersi oltre l’apparenza, oltre la forma e di vedermi dentro, di comprendere la mia tragedia. Neppure se urlassi il mio dolore, se mi denudassi davanti ai loro occhi mi comprenderebbero. Passerei per un pazzo… E forse, pazzo, in questo mondo, lo sono davvero.