Persino nella mia concezione dell’amore come trasfigurazione si nasconde, serpeggia sotterranea, l’idea, o meglio, l’ossessione del suicidio. Cos’è infatti questo amore totale, onnicomprensivo, inesorabile come una legge naturale, questo amore magnetico, irresistibile, se non un suicidio nell’altro? Come le sostanze di Michelstaedter che si congiungono chimicamente e la cui «vita è il suicidio», come il mistico che si ritira nel deserto e annienta se stesso nella propria fede.