Quando non resta che morire

Frammento di un dramma in atto unico.

La scena si svolge in un soggiorno ampio, arredato con gusto ed in stile classico. È il tramonto e dalla porta-finestra chiusa, dalla quale si può ammirare un paesaggio di campagna, filtra la luce debole e sommessa del crepuscolo. Il camino è acceso, così come è accesa un’elegante lampada ad olio – pregiato pezzo d’antiquariato – posta su di una scrivania. Alle pareti molti libri. Accanto alla porta-finestra il suicida. Al centro della sala, seduto su una delle due poltrone color porpora l’amico, le gambe accavallate.

L’AMICO Perché vuoi suicidarti?

IL SUICIDA Mi chiedi perché voglio suicidarmi? La letteratura mi ha rovinato, mi ha annientato. Per anni in giovinezza ho cullato il sogno di poter diventare un giorno un genio, un genio letterario capace di produrre capolavori straordinari. Io ho visto il mio nome scolpito nei secoli, nell’immortalità accanto a quelli di Joyce, Dostoevskij, Proust, Baudelaire, Dante, Leopardi… Ma non è stata che una folle e dolorosa visione irrealizzabile. Guardami, cosa ho prodotto in trenta, inutili anni di vita? Versi zoppicanti, mutilati, aborti lirici privi di un ritmo e di una forma, sfoghi nudi e crudi del mio animo inquieto, tormentato. E qualche raccontino di cattivo gusto. Nient’altro. Io oramai so di non potermi spingere oltre quest’infimo livello creativo, ma non so stare nella mediocrità, nel grigiore dell’insoddisfazione perpetua e nell’ombra, nel qualunquismo, nell’anonimato. Io non so essere un semplice lettore di capolavori enormi, senza tempo. Io stesso voglio, o meglio avrei voluto, creare capolavori enormi, senza tempo. Ma non so farlo! E il talento c’è oppure non c’è, semplice. Io non possiedo un talento letterario, no. Io non possiedo che un’indole istintiva trasformatasi presto in brama, peggio, in ossessione. Ed ora che ho la consapevolezza di ciò non posso più sopravvivere. Devo morire, devo uccidermi.

L’AMICO Santo cielo, come fai a dire una cosa simile? Come puoi essere certo di quello che hai detto. Dinanzi a te c’è un avvenire ignoto e misterioso, nel quale non sai cosa può nascondersi. L’ispirazione… L’ispirazione necessaria alla creazione di un capolavoro, come dici tu, immortale, può comparire, formarsi nel tuo animo, nel tuo cuore da un giorno all’altro.

IL SUICIDA Vecchio mio, tu parli con il maledetto ottimismo e la dannata speranza dell’uomo di successo. Non c’è che la morte ad attendermi. Ci sono il nulla assoluto ed il vuoto più profondo nel mio avvenire! E finalmente la pace perpetua…

L’AMICO D’accordo. Ammettiamo che tu non abbia davvero alcun talento. Creati un’alternativa. Concretizza un tuo ideale di vita, o per lo meno provaci.

IL SUICIDA Sai quale sarebbe il mio “ideale di vita”? Essere un eremita che vive ai margini del mondo. Che se ne frega del caos dell’umanità e campa di quel che produce con la terra.

L’AMICO E fallo! Fuggi e consacra la tua esistenza alla solitudine e all’agricoltura!

IL SUICIDA Questa terribile società non me lo permette.

L’AMICO Non solo. Ammettilo, tu sei un vigliacco, non hai il coraggio di allontanarti ed intraprendere una strada del genere. Molto più facile scomparire… Andarsene per sempre.

IL SUICIDA È vero, sono un vigliacco. Ma tu sai cosa significa essere divorati, bruciati, annichiliti, invecchiati da una tale ossessione? Io entro in una qualunque libreria e vedo scaffali immensi colmi di centinaia di titoli scritti da autori insignificanti che verranno dimenticati nel giro di pochi mesi, forse addirittura settimane. Eppure loro sono riusciti a creare un’opera, seppur dozzinale. Io no! Anche se è solo questo che ho sempre desiderato! Capisci la sordida maledizione che è calata sul mio capo recidendolo come una lama? Lo capisci! Guardami! Guarda i miei occhi nei quali si riflette il fuoco della follia, il fuoco dell’ambizione… Essi non sono neanche più in grado di versare una sola lacrima amara.

L’AMICO E ai tuoi cari non ci pensi? Immagina lo sconfinato ed inestinguibile dolore che la tua morte volontaria causerà nei loro cuori. Tu ucciderai anche loro!

IL SUICIDA Lo so, cosa credi, che non ci abbia mai pensato a questo!? Ma loro oramai hanno vissuto la loro vita… E mia sorella ha una famiglia tutta sua sulla quale sostenersi, nella quale trovare la forza necessaria a superare la sofferenza causata dalla mia scomparsa. E poi, ad un povero miserabile come me, che aspirava alla corona d’alloro e non ha trovato che fango, fango viscido e maleodorante, te lo ripeto di nuovo, non resta che morire.

L’AMICO Nella tua situazione io mi sarei aggrappato almeno all’amore.

IL SUICIDA Ah! Ora mi parli di amore? Cos’è l’amore vecchio mio? Ogni uomo è solo, amare è essere soli insieme, nulla più. Amare per sopportare leggermente meglio questa vita orribile, ma non esiste donna che abbia il coraggio di sacrificare la sua preziosa esistenza al sottoscritto.

L’AMICO Certo, perché tu hai conosciuto tutte le donne di questo globo… Cosa ne sai? Chi o cosa non ti dice che domattina, svegliandoti ed uscendo per la strada non incontrerai quella donna in grado di vivere al tuo fianco e di ispirarti letteratura?

IL SUICIDA Io non ne ho conosciute molte di donne, ma la mia passione, sempre ardente, devota e totale, non è mai stata ricambiata da quelle che ho incontrato. Il mio cuore è oramai un pezzo di pietra. Anche l’organo più ricco e pregiato non pensa che a sparire.

L’AMICO Ho capito. Io non ho più alcun potere su di te. La tua volontà è troppo forte e non posso fermarti.

IL SUICIDA Nessuno può fermarmi. La decisione è presa, alea iacta est… Mi ucciderò. L’ossessione mi ha lacerato, consumato ed io la getterò nell’oblio con il mio corpo ed il mio animo. Non c’è nient’altro che io possa, né sappia fare. Addio.

Il suicida esce sconvolto dal soggiorno, l’amico resta seduto sulla poltrona fissando il vuoto.

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Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

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