Operette tumorali – Lacrime megaresi

Inginocchiato in un boschetto, ai piedi di un rigoglioso cespuglio d’alloro accarezzato dal vento, Apollo si dispera. Con mano tremante sfiora le foglie verdissime, odorose e piange come un bambino.
«Ah… Dafne, Dafne! Amore mio… perché? Perché sei stata così impulsiva? Perché hai preferito la piatta esistenza vegetale alle lusinghe sincere di un dio, un dio!, che ti voleva sposa? Ah… perché? Voi naiadi siete così… così irrazionali, così impetuose e… sciocche, sì, sciocche talvolta. Dafne… mia cara, dolce Dafne! Eri così bella… nessuna creatura ti eguagliava per bellezza, nessuna! Neppure Afrodite. Di te mi sono innamorato al primo sguardo, e ho capito che ciò che in passato avevo creduto fosse amore, in realtà non era che una stupida illusione. Tu… tu, amore mio, con le tue forme perfette, mi hai svelato il vero amore, quello che priva del sonno e della fame, quello che rincitrullisce e fa tremare le vene e i polsi. E ora… ora non sei più! Ah, maledetta impulsività… Dafne… risuona così melodioso il tuo nome, melodioso come il canto dei pianeti che ruotano, ruotano, ruotano lassù, ben al di là di quelle grosse nubi candide ed innocue. Com’era sinuoso il tuo corpo… sembrava scolpito. Sulle mie mani vuote sento ancora il tuo calore, nelle mie narici sussultanti c’è ancora il tuo profumo. Ah… perché non mi hai voluto concedere il tuo cuore? Ti avrei reso la regina dell’Olimpo, sì. Ti avrei colmato di ricchezze. Gli dei, uno per uno, e persino Zeus stesso, si sarebbero inchinati a te, alla tua bellezza che non aveva niente da invidiare al divino, colmandoti di onori. A bordo del mio carro ti avrei mostrato l’intero universo. Insieme, mano nella mano, avremmo innalzato ogni giorno il sole, a cui avrei strappato una scintilla porgendotela tra i capelli. Ah… Dafne, Dafne! Potessi averti qui ora, in questo istante, al mio fianco… Potessi ammirarti in tutta la tua incommensurabile bellezza… Accarezzarti i capelli… Fra tante tu sola divina. E invece no. Questa gioia immensa mi è negata. Perché sei stata troppo impulsiva! Avrei dato la mia stessa vita pur di averti almeno per una notte, anche una sola. Amore mio, voglio farti una promessa. Sì, una promessa, perché so che puoi sentirmi. Io, Apollo, padre di Apelle, che fece una palla di pelle di pollo, e tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle, figlio di Apollo, Io, amore mio, ti giuro che non amerò da qui e per tutta l’eternità nessun’altra donna oltre te. Tu, Dafne, sei stata la prima e sarai l’ultima!».
Questo struggente sproloquio fa un certo effetto su Dafne. Ella si commuove, versa qualche lacrima invisibile e addirittura rimpiange la propria metamorfosi. Sta per mettersi a pregare i genitori, Ladone e Creusa. Vuole impietosirli e convincerli a farla tornare come prima, a donarle di nuovo quel corpo meraviglioso al quale ha rinunciato con troppa fretta.
Ah… deve essere così bello banchettare con gli dei, lassù, sull’Olimpo, contendere il titolo di miss mondo ad Afrodite e vedere l’intero universo! Sì, Dafne vuole ora corrispondere l’amore di Apollo, che è così bello!
Un gruppo di graziose giovani si insinua nel boschetto. Apollo, destato dalle risate, si scuote. Si asciuga le lacrime e si nasconde dietro il folto cespuglio d’alloro. Dafne è emozionata, abbraccia idealmente l’innamorato. Apollo osserva di soppiatto, ma con estrema curiosità, tutte le componenti dell’allegra brigata. Una giovane in particolare attira la sua attenzione. Il suo nome è Calliope.
«Per tutti gli dei!», esclama Apollo, estasiato. «Non ho mai visto niente di così bello. Quella Calliope – o che nome soave! – deve essere mia! Ne sono già perdutamente innamorato, come non sono mai stato innamorato di nessuno prima d’ora. Ma… cosa posso indossare per sembrare ancor più affascinante e farmi notare da lei? Uhm… vediamo un po’ cosa posso inventarmi».
Apollo si guarda attorno, poi l’occhio gli cade sulla pianta d’alloro.
«Eureka!», esclama trionfante. Stacca qualche ramo dal cespuglio e in quattro e quattr’otto compone una corona. Se la pone sul capo e si getta all’inseguimento dell’amata Calliope.
Dafne, contorcendosi per il dolore, lo manda a quel paese e smette di pregare i genitori.

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Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

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