Operette tumorali – Dialogo di un filosofo e di se stesso

Mezzanotte. Tutto tace nella grande casa del filosofo. Le imposte sono chiuse, serrate ed i suoi genitori dormono da un pezzo. Lui no, è ancora sveglio. Chino sulla scrivania, lavora alla tesi di laurea. Sa bene che da tanto elucubrare non otterrà altro che una bella scoliosi, una scoliosi coi fiocchi, eppure persevera. Filosofeggiare senza scrivere è un privilegio riservato a pochi: a Socrate, di cui il filosofo ha un busto che tiene sulla scrivania, e al suo caro amico Pippo Ottonieri, conosciuto al liceo insieme all’altro suo grande sodale, Totò Merùmeni.
Da mesi ormai il filosofo lavora alla propria tesi di laurea, dedicata al sistematico traviamento degli insegnamenti di Socrate e di Cristo (di quest’ultimo ha appeso alla parete un ritratto, la riproduzione del dipinto Cristo coronato di spine di Beato Angelico) ad opera, rispettivamente, di Platone e degli apostoli Pietro e Paolo. Impegnato in una tale impresa, il filosofo esce poco di casa, non più di una volta alla settimana, per farsi un grappino in compagnia degli amici, Pippo e Totò. Per le donne dice di non avere tempo. Ama definirsi malpensante, come Leopardi nei Paralipomeni della Batracomiomachia. Di Leopardi non ha un’immagine, ma possiede tutta l’opera, Zibaldone compreso, raccolta in un unico, immenso volume, l’unico che non tiene nella libreria, ma sul comodino accanto al letto. Ogni notte infatti, prima di addormentarsi, apre a caso il libro e legge il passo che gli capita davanti. È un’abitudine che dura da almeno dieci anni, ovvero da quando il filosofo ne aveva appena diciassette.
Scrive il filosofo, scrive, stringendo con forza la penna biro rigorosamente nera, quasi temesse una sua fuga. Scrive come un forsennato, consultando ora il Vangelo ora il Simposio. Ad un certo punto però, compare qualcuno ad interrompere il suo lavoro: se stesso.

SE STESSO Buonasera.

Il filosofo depone la penna e la sua fronte corrugata, a causa dell’intenso sforzo creativo, finalmente si distende.

FILOSOFO Buonasera.
SE STESSO Ti disturbo?
FILOSOFO No, tranquillo. Sono tre ore di seguito che scribacchio e stavo proprio per fare una pausa. Ti dispiace se fumo una sigaretta?
SE STESSO No, fai pure.
FILOSOFO Grazie.

Il filosofo spalanca la finestra, si gira una sigaretta e la accende. Fuma con avidità.

SE STESSO Allora, come procede la scrittura della tesi?
FILOSOFO Procede, con qualche inciampo, ma procede.
SE STESSO Che ne pensa il tuo professore?
FILOSOFO Lo sai, Mainländer non dimostra mai grande entusiasmo. Ogni volta si raccomanda che inserisca la sua teoria del suicidio di Dio.
SE STESSO E tu che farai?
FILOSOFO Ne parlerò, certamente, ma a tempo debito. Dimmi, come mai questa visita?
SE STESSO Passavo da queste parti e ho pensato di farti un saluto, tutto qua. Ah, ti ricordo che Totò ci ha invitati per domani sera a casa sua, vuole mostrarci la sua nuova compagna, la bertuccia Makakita. Non possiamo mancare.
FILOSOFO Grazie di avermelo ricordato, me l’ero completamente dimenticato. Vorrà dire che domani mi toccherà lavorare di più durante il giorno. Aspetta un attimo che me lo segno.

Il filosofo, la sigaretta stretta tra le labbra, appunta su un post-it: «Stasera da Totò. Makakita», e lo appiccica alla parete, davanti a sé.

SE STESSO Che dici, sarà il caso di portare qualcosa alla bertuccia?
FILOSOFO Domani mattina chiederò a mamma di comprare un casco di banane e una bustina di noccioline, così la faremo contenta. E con lei pure Totò.
SE STESSO A proposito, come sta mamma?
FILOSOFO Abbastanza bene, si sta riprendendo.
SE STESSO E papà?
FILOSOFO Lo stesso.
SE STESSO E tu, tu come stai?
FILOSOFO Che ti devo dire… sto come al solito. Almeno questa tesi riesce a distrarmi.
SE STESSO Ti sei sempre consolato con la certezza che non sarebbe durata ancora molto.
FILOSOFO E manca sempre meno. Chissà, magari al termine della stesura della tesi. Tanto, con questa laurea cosa vuoi che combini?
SE STESSO Beh, la terra ha sempre bisogno di braccia.
FILOSOFO La mia era una battuta, sai bene che non si tratta di questo. E sai altrettanto bene quanto io ami la terra.
SE STESSO Anche la mia era una battuta. Comunque, se non ricordo male, ti sei messo nelle condizioni di farla finita anche subito, no?

Il filosofo schiaccia la sigaretta nel posacenere, apre uno dei due cassetti della scrivania ed estrae un revolver.

FILOSOFO Ti riferisci a questa?
SE STESSO Sì.
FILOSOFO È sempre carica, così, quando verrà il momento, non dovrò fare altro che premere il grilletto.
SE STESSO Perché non stanotte? Perché non ora? Tanto sai bene che il tuo libro è inutile tanto quanto quelli che sono stati scritti prima e quelli che saranno scritti dopo. A che scopo protrarre la vita, quest’insensata parentesi tra due infiniti nulla, quando sappiamo che un giorno tutto avrà fine? Per chi non si uccide la vita è un vizio o un’abitudine, ma per te è diverso, non è né l’una né l’altra cosa. Che differenza fa spararsi ora oppure tra due mesi?
FILOSOFO Non fa nessuna differenza, sennonché mi torturerei scioccamente per ulteriori sessanta giorni.
SE STESSO Tanto, voglio dire, Socrate e Cristo sono stati traviati. E sui traviamenti del primo hanno fondato l’intera filosofia occidentale, sui traviamenti del secondo la più grande associazione a delinquere di tutta la storia del genere umano. Non sarà di certo la tesi di laurea di un giovane filosofo a cambiare le cose.
FILOSOFO Ormai neanche più giovane. Comunque, non ho mai avuto l’intenzione di cambiare niente, lo sai bene.
SE STESSO Era così per dire. Sai, a volte penso che se avessimo trovato la donna giusta sarebbe cambiato tutto.
FILOSOFO La donna giusta l’avevamo pure trovata, ma siamo arrivati in ritardo. Del resto, c’è poco da rammaricarsi. Anche nell’amore l’uomo è solo con se stesso. Baci ed amplessi non estinguono i nostri deserti. E poi, l’amore non è per tutti. Evidentemente non sono stato così magnanimo.
SE STESSO Ci fosse mai stata una donna, una sola, che abbia corrisposto il nostro amore.
FILOSOFO Non vale la pena rimuginarci sopra. Molto semplicemente noi non eravamo adatti all’amore, stop.
SE STESSO Parli già al passato.
FILOSOFO Vecchio mio, nel nostro caso la morte biologica non è che una pura formalità.
SE STESSO Hai ragione.
FILOSOFO Sai, è qualche mese che il nulla sento di portarlo dentro.
SE STESSO Vedi, torni al mio discorso. Perché non questa notte? Perché non ora?
FILOSOFO Già… perché non ora?
SE STESSO Lascia che loro rincorrano l’estinzione, incuranti e baldanzosi. Noi non abbiamo niente a che fare con questo mondo.
FILOSOFO Eppure ti confesso che a volte li invidio.
SE STESSO Chi?
FILOSOFO Loro.
SE STESSO Beh, è naturale.
FILOSOFO Vanno avanti per la loro strada fregandosene di tutto e di tutti.
SE STESSO Purtroppo a noi c’ha fregato questa maledetta consapevolezza dell’insensatezza della vita, vecchio mio. E la colpa è solo ed esclusivamente nostra. La nostra tracotanza ci ha condannati. E ormai non è più possibile scendere a compromessi.
FILOSOFO No, non è più possibile. Ah… da mesi mi trascino avanti a forza.
SE STESSO Lo so, è un po’ che procediamo solo per inerzia.
FILOSOFO È uno strazio. Inizia a darmi fastidio tutto, ogni minima sciocchezza.
SE STESSO E pensare che aspiravi all’indifferenza. Ricordi? Il contegno del monaco…
FILOSOFO Io ho provato sulla mia pelle che l’indifferenza è un’utopia. Altro che indifferenza… sento tutto centuplicato. È insopportabile.
SE STESSO Tra poco sarà tutto finito.
FILOSOFO Sì.

Il filosofo alza il revolver e se lo punta alla tempia. Poi però lo abbassa e lo appoggia sulla scrivania. Porge l’orecchio alla finestra.

SE STESSO Che c’è?
FILOSOFO Non hai sentito?
SE STESSO Cosa avrei dovuto sentire?
FILOSOFO Un tuono, in lontananza.
SE STESSO Un tuono?
FILOSOFO Sì, un tuono.

Si sente un altro tuono, questa volta più vicino, poi un altro, e ancora più vicino.

SE STESSO È in arrivo un temporale.

Inizia a piovere, ed è forte il ticchettio delle gocce sulla persiana chiusa. Il filosofo sorride.

FILOSOFO Ecco perché non questa notte, ecco perché non ora…

Il filosofo ripone il revolver nel cassetto della scrivania.

SE STESSO È giusto così. So bene quanto ami addormentarti cullato dalla pioggia.
FILOSOFO Sì… è la cosa che amo di più in assoluto. A domani, vecchio mio, a domani.

Il filosofo indossa in fretta il pigiama, spegne l’abat-jour e si corica. Mentre l’intensità della pioggia aumenta e la luce dei lampi, sempre più frequenti, filtra attraverso le fessure della persiana ed illumina la camera.

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