Operette tumorali – Dialogo di Ulisse e di Penelope

Penelope si sveglia. Con il braccio cerca Ulisse, dall’altra parte del letto, ma non lo trova. Sulle lenzuola sente però il calore del consorte e sorride. Si alza. Trova Ulisse in terrazza, intento ad osservare il mare. Penelope si avvicina e lo abbraccia, cingendolo alla vita. Ulisse sospira.

PENELOPE Buongiorno, caro.
ULISSE Buongiorno.
PENELOPE Hai già fatto colazione?
ULISSE No, non ancora. Attendevo te.
PENELOPE Oh, tesoro…
ULISSE Hai dormito bene?
PENELOPE Divinamente. Ah, da quando sei tornato…

Penelope si blocca, a causa della forte emozione. Ulisse la bacia. Un bacio lunghissimo, appassionato. Penelope poi si accomoda su una sedia, mentre Ulisse resta in piedi.

ULISSE Vuoi che ordini la colazione?
PENELOPE No, aspettiamo ancora un po’. Si sta così bene…
ULISSE Già.
PENELOPE Ah, se avessi la possibilità di rendere questo momento eterno…

Dopo queste parole di Penelope, sul volto di Ulisse avviene qualcosa, qualcosa che solo la moglie è in grado di cogliere. Dura un attimo, non di più, eppure Penelope se ne accorge. La donna cambia di colpo espressione, si fa seria, pensierosa. Prova un certo timore.

ULISSE Che c’è, Penelope?
PENELOPE Dovrei essere io a porti questa domanda.
ULISSE Che vuoi dire?
PENELOPE Non appena ho espresso il desiderio di rendere questo, o meglio, quel momento eterno, è accaduto qualcosa sul tuo volto. Hai fatto una smorfia orribile.
ULISSE Ma cosa dici, Penelope… è solo una tua impressione.
PENELOPE No, Ulisse, una donna, e ancor più una moglie, su certe cose non sbaglia. Hai rovinato tutto…
ULISSE Ma se non ho fatto niente? Guarda te…
PENELOPE Cosa mi nascondi?
ULISSE Non ho niente da nascondere. Niente di niente.
PENELOPE Menti. Il tuo volto è stato chiaro.
ULISSE Senti, Penelope, non ho voglia di litigare.
PENELOPE Neanch’io, Ulisse, neanch’io.
ULISSE Bene.
PENELOPE Non va per niente bene. Ora so che mi nascondi qualcosa, ne sono certa, e fin quando non mi dirai di cosa si tratta le cose non potranno tornare come prima. Io non so convivere con i sospetti, i compromessi silenziosi.
ULISSE Penelope… non ti sembra di esagerare?
PENELOPE Te lo chiedo un’altra volta: cosa mi nascondi?
ULISSE Sei così ostinata.
PENELOPE Mi hai sempre detto che l’ostinazione è uno dei motivi che ti hanno fatto innamorare di me.
ULISSE È vero.

Penelope si alza e si avvicina ad Ulisse. Gli accarezza i folti capelli riccioluti.

PENELOPE Dimmi, Ulisse, dimmi cos’è che ti turba. Il tuo silenzio mi addolora…
ULISSE Amore mio… ho paura di farti male.
PENELOPE Io sono forte, Ulisse, lo sai. Altrimenti come avrei potuto resistere tutti questi anni? Non temere di farmi male, aprimi il tuo cuore.
ULISSE Ah, Penelope… spero che mi comprenderai. Da qualche giorno sento riaffiorare dentro di me il richiamo del viaggio.

Penelope si ritrae, spaventata e inorridita.

PENELOPE Tu…
ULISSE Penelope, non fare così, ti prego.

Penelope serra i pugni, balbetta qualcosa di incomprensibile, poi si lascia andare sulla sedia, sfinita.

PENELOPE Come puoi tu… tu…
ULISSE Penelope, io…
PENELOPE Taci!

Penelope scoppia a piangere. Si nasconde il volto tra le mani.

ULISSE No, Penelope, no… Non piangere, ti prego. Non sopporto che tu pianga per causa mia.

Ulisse si avvicina a Penelope, vorrebbe consolarla, ma lei lo scaccia con una pedata.

PENELOPE Stai lontano da me! Non sopporti che io pianga per causa tua? Ah, non immagini quanti litri e litri di lacrime ho versato in questi anni per te…
ULISSE Mi… mi dispiace, Penelope.
PENELOPE Ti dispiace? Ti dispiace? Ma ciò che ho sofferto in passato è niente rispetto a quello che sto soffrendo ora! Niente! Con quale coraggio… con quale coraggio hai potuto dirmi una cosa del genere? Così mi uccidi!
ULISSE Hai insistito tanto… io non avrei voluto dirtelo, ma tu…
PENELOPE Certo, così saresti fuggito da un giorno all’altro senza neppure salutarmi. Sei una persona orribile. Ulisse… con i Troiani sei stato molto più delicato che con me, che sono tua moglie. Sei tornato da due settimane e già vuoi andare via… Non ti importa proprio niente di me e di tuo figlio?
ULISSE Ma sì, sì che mi importa di voi, come puoi pensare il contrario? È solo che…
PENELOPE Che? Che?
ULISSE Penelope… io sento un fuoco dentro di me… un fuoco inestinguibile, che magari per qualche settimana si placa, ma che poi finisce per divorarmi, per consumarmi. Credimi, ho lottato per tornare a casa, da te, da nostro figlio, ho affrontato pericoli enormi, ho messo a repentaglio la mia stessa vita, ma… sono condannato a non poter restare troppo a lungo nello stesso luogo. Purtroppo ho questa maledizione che pende sul mio capo.

Penelope smette di piangere. Si asciuga gli occhi gonfi, arrossati, e punta su Ulisse uno sguardo feroce.

PENELOPE Non te ne frega niente… Non te ne frega niente di me, di tuo figlio, della tua casa, della tua terra. Sei solo un egoista! Uno sporco egoista! Io… Penelope… donna, moglie e madre ho difeso tutto quello che avevi costruito in una vita… ho lottato, ho sofferto, ho ingannato… e per cosa? Eh, per cosa? La mia resistenza è stata del tutto inutile. Mai nessuno dei Proci è stato tanto malvagio quanto te in questo momento. Mai! Tu… tu non hai nessun diritto di trattarmi così, dopo tutto quello che ho fatto per te, per noi.
ULISSE Penelope, tu devi essere clemente con me.
PENELOPE Come osi parlarmi di clemenza? Per tutti gli dei, devi essere impazzito.
ULISSE Ma quale pazzia, Penelope, quale pazzia? Non lo capisci che questo mio indefesso bisogno di viaggiare non dipende da me, dalla mia volontà, ma è un maledetto decreto del fato?
PENELOPE E no, caro mio, no! Così è troppo semplice. Ti chiamano eroe… ma eroe di che, se non hai neppure il coraggio di assumerti le tue responsabilità? Eroe… ma per favore.
ULISSE Credi che per me sia semplice? Credi che io non soffra dovendovi lasciare un’altra volta?
PENELOPE Non mi interessa, Ulisse. Non mi interessa più niente di te. Fai come ti pare, vattene. Solca, solca i mari, fin quando non troverai quello che ti si richiuderà sopra.
ULISSE Penelope, questo no!
PENELOPE Vattene! Non voglio più vederti! Ho già dimostrato di sapermela cavare da sola. Tu hai bisogno di viaggiare? Bene, io non ho bisogno di te. Addio.

Penelope si alza, sembra calma, ma all’improvviso afferra la sedia e la scaglia lontano, con rabbia, poi rientra nel palazzo. Ulisse scuote la testa e torna a fissare il mare.

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Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

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