Operette tumorali – Dialogo di Prometeo e di un uomo

Sulla sommità gorgogliante e fuligginosa dell’Etna sta incatenato Prometeo. È vecchio, ha barba e capelli incolti e grigi. È nudo, un’enorme aquila dal piumaggio marrone gli dilania con inaudita ferocia, incessantemente, il fegato. Nonostante l’uccellaccio lo torturi da secoli, Prometeo non si è abituato al dolore – non ci si abitua mai al dolore, soprattutto quello fisico – e ogni volta che l’acuminato becco d’acciaio dell’aquila gli strappa brandelli di carne penetrando fin nelle viscere, il volto rugoso del povero disgraziato è sfigurato da una smorfia penosa. In cuor suo vorrebbe piangere, ma non ne ha la forza.
Incurante della tragedia che ogni sacrosanto giorno, da centinaia e centinaia d’anni, si compie sul proprio capo fiero e maestoso, l’Etna borbotta, gorgoglia, scoppietta, fuma, imponente tabagista senza tempo.
Ecco che a un certo punto un uomo in veste d’avventuriero raggiunge la sommità del vulcano, arrestandosi proprio davanti a Prometeo. Quest’uomo temerario respira con affanno, affaticato dalla perigliosa scalata, e sul volto arrossato, spellato dall’insopportabile calore, lampeggia uno sguardo sinistro, spicca un’espressione d’ostinata e malata determinazione.
Prometeo osserva sorpreso il coraggioso avventuriero, mai nessuno prima d’ora si è spinto tanto in alto. Altrettanto sorpresa appare l’aquila, che addirittura si ferma, interrompendo l’efferata tortura. E subito la profonda ferita di Prometeo, dalla quale fino a qualche istante prima il sangue colava copioso, a fiotti, si rimargina.
Il primo a parlare è proprio Prometeo, animato da un’infantile speranza, frutto di una folle illusione.

PROMETEO Chi… chi sei tu?
UOMO Sono un uomo.
PROMETEO Un… un uomo?

Prometeo strabuzza gli occhi, che tornano a brillare dopo secoli, e con lui l’aquila. Anche l’uccellaccio, come il prigioniero, spera.

UOMO Sì, un uomo. Sei forse diventato cieco, vecchio?

Il tono di voce dell’avventuriero è sprezzante e irrispettoso.

PROMETEO Un uomo… Ah, da quanto tempo non ne vedevo uno… Cosa sei venuto a fare fin quassù?
UOMO Parla più forte, vecchio! Con tutto questo frastuono non ci capisco niente.
PROMETEO Vecchio… sì, sono vecchio. E stanco… sì, tanto stanco.
UOMO Cosa diavolo farnetichi, vecchio? Non ti sento! Grida, perdio!
PROMETEO Niente, figliolo, niente. Dimmi piuttosto perché sei venuto fin quassù.
UOMO Sei curioso, vecchio, eh? Mai nessuno prima di me si era spinto tanto in alto, vero? E l’eccezionalità di ciò ti fa pensare che io sia venuto fin sulla vetta di questo mostro borbottante per compiere qualcosa di altrettanto eccezionale, non è così? Confessa!
PROMETEO Sì, è così.
UOMO Eh, eh, eh… (sogghigna malignamente l’avventuriero, e i suoi occhi arrossati dal fumo luccicano, luccicano di follia) Forza, vecchio, dimmi un po’ cosa pensi che io sia venuto a fare fin quassù. Forza, fammi ridere.
PROMETEO Io… io… Ah, ho paura a dirlo!
UOMO Ma quale paura, vecchio, quale paura! Sei o non sei un eroe? Un eroe vecchio, certo, ma pur sempre un eroe, no?
PROMETEO Sì, figliolo, sì! Dici bene, sarò pure invecchiato, la mia pelle sarà pure flaccida, il mio volto crivellato di rughe, ma resto un eroe!
UOMO Bravo, vecchio, bravo! È così che si parla, così! Eh, eh, eh… Stupido…
PROMETEO Ebbene, figliolo, io credo, anzi no, io sono certo che tu sia giunto fin sulle pendici di questo mostro – come giustamente lo hai chiamato tu -, questo mostro che oscura il sole per… sì, per liberarmi! Per uccidere questo sadico uccellaccio, spezzare le catene e finalmente liberarmi, dopo secoli e secoli di prigionia e tortura!

L’avventuriero a questo punto scoppia in una violenta risata, tanto violenta da piegarlo in due.

UOMO Ah, ah, ah! Sei uno spasso, vecchio! Uno spasso, davvero… Nella mia vita non ho mai riso così di cuore, te lo giuro. Ah… che divertimento impagabile.

La risata sguaiata e impertinente dell’avventuriero gela Prometeo, che fissa l’uomo come inebetito. Il suo volto ha le fattezze di un punto interrogativo.

PROMETEO Perché… perché ridi?
UOMO Ah, ah, ah! Mi chiedi perché rido? Io ti chiedo: vuoi davvero sapere perché mi sono spinto tanto in alto, fin sopra questo inferno, schivando zampilli mortali come proiettili, attraversando fiumi di lava rovente come il sole, ustionandomi i calcagni e spellandomi il volto?
PROMETEO Non sei venuto qui per liberarmi?
UOMO Basta con queste favolette, vecchio! Ascoltami bene, io ho scalato per settimane questo mostro inospitale, arido come il ventre d’una donna sterile, patendo la fame e la sete, per togliermi almeno la soddisfazione di sputarti in faccia prima di ammazzarmi.
PROMETEO Co-o-o-osa?
UOMO Ah, ah, ah! Hai capito bene, vecchio!
PROMETEO Ma… come puoi aver concepito una simile idea, figliolo? Come? Cosa accade di così terribile qua sotto? Dopo tutto quello che ho fatto per voi… Io… da secoli patisco questa assurda tortura per voi…
UOMO Basta, vecchio, smettila! Ti sei genuflesso al trastullo di un tiranno, poi hai tentato di rimediare, da bravo stolto quale sei, ma non hai fatto altro che peggiorare le cose.
PROMETEO Ma…
UOMO Zitto, vecchio, sta zitto! Hai parlato già troppo. Ah… come sono felice della sopraffina crudeltà di Zeus… felicissimo! Compiango solo questo sventurato uccellaccio che è costretto a sacrificare la sua esistenza per punirti. È per questo motivo che ti dilania con tanta ferocia, sai?

L’enorme aquila condivide appieno le parole dell’avventuriero, e approva con un fischio lungo e acuto molto simile a un lamento.

PROMETEO Come sei ingiusto, figliolo…
UOMO Smettila di chiamarmi figliolo, perdio! Ma guardati… guardati come sei ripugnante, così decrepito e nudo come un verme. Puah! Che schifo…
PROMETEO Tu… tu… come… come osi?
UOMO Ah, ah, ah! Lurido verme! Che tu sia maledetto! Che tu non conosca mai la pietà di quel tiranno a cui ti sei genuflesso e che i tuoi tormenti siano eterni!

L’uomo fa ciò che ha minacciato, ciò per cui ha compiuto l’impresa, la scalata dell’Etna: dalle pareti dei tessuti scartavetra fino all’ultimo millilitro di catarro, lo raccoglie sulla lingua, sputa dritto in faccia a Prometeo e poi si getta nel cratere.
Prometeo, umiliato, china il capo, mentre l’aquila ricomincia a dilaniarlo con ancora maggior ferocia. No, non c’è scampo al suo destino di boia.

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Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

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