Operette tumorali – Dialogo di Faust e di Margherita

Faust, fuori dalla chiesa, attende che termini la messa ed esca Margherita. Seduto sulla scalinata, inganna l’attesa fumando una sigaretta. Risuonano le campane, squillanti, festose, ed escono i fedeli, disperdendosi presto, tra grida e sorrisi, per le strette ed acciottolate vie della città. Margherita è sempre l’ultima a lasciare la chiesa. Quando esce, la giovane socchiude gli occhi, feriti dalla luce del tiepido sole primaverile. Faust la prende sotto braccio e i due si incamminano nel parco. È l’ora di pranzo e non c’è nessuno oltre a loro.

FAUST Mentre ti aspettavo, mi domandavo perché tu sia sempre l’ultima a lasciare la chiesa.
MARGHERITA Ti sei anche dato una risposta?
FAUST Ehm… no.
MARGHERITA Come? Uno scienziato tanto celebre e perspicace come te, che ha studiato a fondo la filosofia, il diritto, la medicina e persino la teologia non è in grado di risolvere una questione così elementare?
FAUST Mia cara Margherita, purtroppo i trattati di filosofia, diritto, medicina e teologia non spiegano come comprendere le donne.
MARGHERITA Né lo spiegheranno mai.
FAUST Appunto. Forse, tu resti tanto a lungo in chiesa a causa della devozione.
MARGHERITA Faust, elementare non significa scontato.
FAUST Dove l’hai letta questa frase?
MARGHERITA Da nessuna parte.
FAUST Come da nessuna parte?
MARGHERITA Caro il mio scienziato, dovresti essere un po’ più elastico, sai? Mica tutto si apprende dai libri, talvolta la vita insegna da sé.

Faust si ferma, sfila il suo braccio da quello di Margherita, dalla tasca interna della giacca afferra il taccuino, la penna e appunta velocemente qualcosa. La giovane lo osserva divertita. Una volta terminato di scrivere, Faust ripone il tutto e prende di nuovo sotto braccio Margherita. I due riprendono la passeggiata.

MARGHERITA Che hai scritto?
FAUST Quello che mi hai detto, non vorrei dimenticarlo. Ho imparato più da te in un solo momento che da un trattato filosofico che richiede giorni e giorni di studio.
MARGHERITA Pensa quanto impareresti vedendomi tutti i giorni.
FAUST Già.
MARGHERITA Comunque, la ragione è la prudenza.
FAUST La ragione di cosa?
MARGHERITA La ragione della mia permanenza in chiesa nonostante la fine della messa.
FAUST Ah, certo…
MARGHERITA (facendo il verso a Faust) Ah, certo… intanto non ci sei arrivato.
FAUST Ci sarei arrivato.
MARGHERITA Chissà tra quanto.
FAUST Smettila di canzonarmi.
MARGHERITA Altrimenti?
FAUST Altrimenti io… io… me ne vado.
MARGHERITA Non sei per niente convincente, scienziato da strapazzo.
FAUST Margherita! Non ti permetto di parlarmi in questo modo.
MARGHERITA Ah, ah, ah!
FAUST Bimba, basta sciocchezze. Piuttosto, dimmi di cosa vi ha parlato oggi quel colletto bianco.
MARGHERITA Sei troppo sprezzante nei confronti dei sacerdoti.
FAUST Ho le mie buone ragioni, fidati.
MARGHERITA Va bene, mi fido. Oggi in realtà non ha parlato, si è limitato a leggerci il Prologo del Vangelo secondo Giovanni. Ha detto che sono parole così chiare, così limpide – sì, ha utilizzato proprio questo termine – che non c’è bisogno di spiegarle.
FAUST Ti ricordi il primo verso?
MARGHERITA Certo: «In principio era il Verbo».
FAUST Uhm…
MARGHERITA Che c’è? Ho sbagliato?
FAUST No, non hai sbagliato, è che non condivido questa traduzione, tutto qua.
MARGHERITA Come può essere che in principio non fosse il Verbo? Tutto si fonda sul linguaggio, no?
FAUST Ho lavorato a lungo su questa parola. Devi sapere, mia cara Margherita, che la versione in lingua greca, cioè la versione originale del Vangelo secondo Giovanni, recita «logos». «Logos» è insieme pensiero e parola, spirito e materia, concetto ed espressione, interiorità ed esteriorità, anima e corpo, astrattezza e concretezza. Comprendi bene che, traducendo «logos» con «Verbo», come fecero nella versione in lingua latina del testo, tutto questo insieme si perde. Così ho pensato di sostituire «Verbo» con «Pensiero», che permette di cogliere il nocciolo spirituale, diciamo così, di «logos».
MARGHEITA Si perde però il suo lato concreto, sensibile.
FAUST Esatto. A questo punto mi sono chiesto: e se rendessi «logos» con «Energia»? Ma niente, neppure questa soluzione mi soddisfaceva. Poi mi si è accesa all’improvviso la lampadina: «In principio era l’Azione!».
MARGHERITA L’azione?
FAUST Sì, l’«Azione». In essa c’è tutto, e poi senti, senti come suona bene: «In principio era l’Azione!».
MARGHERITA Mah…
FAUST Non ti convince?
MARGHERITA Più che altro mi sembra che una traduzione del genere stravolga l’intero Vangelo. Sembra quasi che più di Cristianesimo si debba parlare di Faustismo.
FAUST Faustismo?
MARGHERITA Sì, Faustismo.

Faust, impressionato, si affretta ad appuntare il termine sul taccuino.

MARGHERITA Ora che ci penso, non si potrebbe semplicemente lasciare «logos»? Tanto ne conosciamo il significato. Così risolviamo tutti i problemi di traduzione.
FAUST Basta, Margherita, basta con questi discorsi da eruditi. La primavera è troppo bella perché la si sprechi in tali elucubrazioni. Guarda! Là dove fino ad una settimana fa il ghiaccio pietrificava l’acqua, ora il ruscello scorre libero. Non senti anche tu nell’aria, confusa con i profumi dei fiori ed il ronzio degli insetti, una rinnovata speranza? Tutto, tutto rinasce, ed io stesso mi sento rinascere.

Faust, particolarmente ispirato, si ferma. Strappa da terra una margheritina e la depone tra i capelli di Margherita. Poi afferra le mani della giovane, le stringe forte e le bacia.

MARGHERITA Non mi hai mai detto che oltre ad essere uno scienziato sei anche un poeta.
FAUST Sei tu, Margherita, a stimolare la mia sensibilità. E da quando ti ho conosciuta, il mondo mi sembra persino più bello.
MARGHERITA Oh, Faust!

Margherita getta le braccia attorno al collo di Faust, lo abbraccia. Faust socchiude gli occhi e si lascia travolgere dal profumo intenso che emanano i lunghi capelli bronzei di lei. Margherita sussurra qualcosa all’orecchio dell’amato.

MARGHERITA Faust…
FAUST Margherita…
MARGHERITA Ci frequentiamo ormai da parecchie settimane…
FAUST Sì.
MARGHERITA Perché… sì, insomma, perché non hai ancora mai provato a baciarmi?
FAUST Margherita, credimi, io desidero le tue labbra più di ogni altra cosa. Non ho mai desiderato niente con tanto ardore, te lo giuro, ma…

Margherita scioglie l’abbraccio e fissa Faust dritto negli occhi. Il suo sguardo tradisce una certa preoccupazione.

MARGHERITA Ma?
FAUST Margherita… io non posso baciarti.
MARGHERITA Perché?
FAUST Perché la mia vita si esaurirebbe nel momento stesso in cui le mie labbra si posassero sulle tue. Sì, dopo averti baciata la mia vita non avrebbe più alcun senso ed io dovrei uccidermi. Ma ho una missione da compiere: scoprire il senso ultimo delle cose, e non avrò pace fin quando non lo avrò scoperto.

Gli occhi di Margherita si inumidiscono. Faust, impietosito, le accarezza una guancia.

FAUST Ti prego, Margherita, non piangere. Io non merito le tue lacrime. E ti comprenderò, davvero, ti comprenderò se tu, dopo questa mia confessione, non vorrai più vedermi.
MARGHERITA Io… non ho mai ascoltato né letto parole tanto splendide e al tempo stesso tanto terribili. Se il destino vuole che il nostro amore non si spinga oltre qualche passeggiata e qualche abbraccio, io non posso di certo oppormi. Solo…

Margherita esita. Ingoia le lacrime affinché non sgorghino sul suo bel volto giovane e delicato. Si ha sempre una gran paura di piangere.

FAUST Cosa, Margherita, cosa?
MARGHERITA Io… io non so… non so se ho la forza di accettare una tale condanna.
FAUST Non dire così… vuoi sederti e riposare un po’?
MARGHERITA No, è tardi. Devo tornare a casa, mamma sarà preoccupata.
FAUST Ti accompagno.
MARGHERITA No, preferisco andare da sola.

Margherita volta le spalle a Faust e riprende la via di casa. Ma dopo una decina di passi si ferma e si gira verso l’amato.

FAUST Margherita…
MARGHERITA Faust, in queste settimane mi hai parlato tante volte della tua brama di infinito. Ma devi sapere una cosa, che il mondo, una volta conosciuto, non cresce, anzi, si rimpicciolisce.

Detto ciò, Margherita riprende a camminare. Faust, sconvolto da quella frase, oscillante tra il monito e la maledizione, si lascia andare pesantemente su una panchina. Per parecchi minuti resta così, immobile, fissando il vuoto, le mani tra i capelli. Poi afferra il taccuino, la penna e appunta le ultime parole di Margherita. Dalla giovane non ne ascolterà altre.

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