Operette tumorali – Dialogo di Dedalo e di Cocalo

Dedalo è appena approdato in Sicilia. Ha trovato rifugio presso il re Cocalo.
Nella vasta sala reale, Dedalo osserva una sua agalmata. Cocalo lo scruta con avida curiosità, seduto sull’imponente trono di pietra. Il sovrano è felice di poter ospitare un uomo tanto illustre, il cui nome riecheggia fino ai quattro angoli del mondo.

COCALO Quella tua statua mi è costata un occhio della testa. L’ho acquistata un paio d’anni fa da un ricco mercante ateniese di passaggio in Sicilia.

Dedalo non risponde.

COCALO Ma come ti è venuto in mente di creare una statua dagli occhi aperti e le membra mobili? Prima di te era una cosa impensabile.
DEDALO Tutto ciò che vediamo un tempo era impensabile.
COCALO Caspita, Dedalo, sembra che la tua voce provenga dall’oltretomba. Va tutto bene?
DEDALO Ho appena sepolto mio figlio.
COCALO Ah, capisco. Mi dispiace. Se vuoi restare solo, non devi far altro che chiederlo.
DEDALO No, parlare mi farà bene. Chiedo solo di potermi sedere. La stanchezza inizia a farsi sentire.

Cocalo stesso si alza dal trono, afferra una sedia e la porge a Dedalo, che lo ringrazia con un inchino appena accennato. Sì, la fama di Dedalo è tale che persino i sovrani lo servono.

COCALO Ho sentito tante storie sul tuo conto.
DEDALO Lo immagino. Da un certo momento la mia vita, fino ad allora tranquillissima, si è trasformata in una continua fuga. Le mie radici non riescono più ad attecchire da nessuna parte. Forse perché sono troppo vecchie ormai.
COCALO Quel ricco mercante ateniese dal quale ho acquistato la agalmata, mi ha raccontato che hai lasciato la tua patria dopo l’incidente di tuo nipote.
DEDALO Non è stato un incidente. Talo era un genio ed io, suo nonno, ero geloso di lui. Così l’ho buttato di sotto dall’acropoli di Atene. Sì, io ho ammazzato mio nipote, come una bestia, e poi sono scappato.
COCALO Non ti crucciare, Dedalo. Non sei il primo e non sarai neppure l’ultimo.
DEDALO Già, temo proprio di no.
COCALO Così ti sei rifugiato all’isola di Creta, da Minosse.
DEDALO Sì, è così. Qui ho conosciuto una giovane schiava del re, Naucrate. Non avrei voluto corrispondere il suo amore. Sì, perché dopo il fattaccio di Talo mi ero ripromesso di diventare pietra. Non ce l’ho fatta. Per quanto ci sforziamo, noi uomini non possiamo essere indifferenti alle donne, non lo saremo mai. Vecchi o giovani non fa differenza. Per loro mettiamo a repentaglio interi imperi, e sfogliando un qualunque libro di storia, scopriamo che in ogni evento c’è sempre di mezzo una donna. Sono loro a decidere le sorti del mondo. Insomma, mi sono unito a Naucrate e dalla nostra unione è nato Icaro.
COCALO Ho sentito dire che hai costruito tu la mucca di legno con la quale Pasifae, moglie di Minosse, si è accoppiata con il toro sacro inviato da Poseidone.
DEDALO È vero, ma non sapevo che la regina si sarebbe servita della mia creazione per unirsi al toro. Credevo che si trattasse di un semplice omaggio alla divinità.
COCALO Ma… è vero che dal rapporto tra Pasifae e il toro è nato un mostro?
DEDALO Sì. Questa unione malata ha generato il Minotauro, una creatura orribile, dal corpo umano e la testa taurina.
COCALO Per tutti gli dei… fin dove può spingersi la depravazione umana…
DEDALO Non conosce limiti.
COCALO E Minosse… Minosse come ha reagito a questo orrore?
DEDALO Minosse è un sovrano clemente. Ha lasciato in vita il mostro, decidendo di rinchiuderlo in un labirinto di cui mi ha commissionato la costruzione.
COCALO Il leggendario labirinto di Cnosso…
DEDALO Esattamente. Così, ho iniziato a lavorare giorno e notte a questo nuovo progetto. Prima da solo, poi con l’aiuto di Icaro. Terminata la costruzione del labirinto, Minosse ha ordinato di rinchiudervi, insieme con Asterione, il Minotauro, anche me e mio figlio, perché conoscevamo la via di fuga.
COCALO Alla faccia della clemenza.
DEDALO Non biasimare Minosse, anche tu avresti fatto lo stesso.
COCALO In effetti… sarebbe stato un grosso rischio lasciarvi a piede libero. Comunque, tu sei riuscito a scappare. Come? Quale stratagemma hai architettato?
DEDALO Ho fabbricato delle ali servendomi delle penne di alcuni uccelli, e le ho attaccate ai nostri corpi con la cera delle candele che illuminano i cunicoli del labirinto.
COCALO Geniale…
DEDALO Non l’avessi mai fatto.
COCALO Perché?
DEDALO Io mi ero raccomandato con Icaro, lo avevo pregato… pregato di volare basso… ma quando si è adolescenti non si ascoltano i consigli dei padri. Dovevo ricordarmelo… C’è stato un tempo in cui anche io sono stato giovane.
COCALO Tuo figlio ha perso la vita in questa circostanza?
DEDALO Si è lasciato trasportare dall’ebbrezza del volo. Andava sempre più in alto, sempre più in alto… ed ecco che, vicino al sole – dovevo immaginarlo che sarebbe stato meglio tentare questa impresa di notte! – la cera si è sciolta e… Icaro è precipitato in mare.
COCALO È morto sul colpo?
DEDALO No, purtroppo. Mi sono precipitato su di lui, l’ho tirato fuori dalle acque e adagiato sulla sabbia. Non appena incontrai il suo sguardo fui sorpreso: era sereno. Gli restava poco da vivere, pochissimo, eppure era sereno. Le sue ultime parole furono queste: «Hai visto, papà? Io ho volato… e ho addirittura sfiorato il sole. Che bello… Grazie, papà, grazie». Poi i suoi occhi si sono chiusi per sempre. Proprio in quegli istanti passava sulla spiaggia Naucrate. Vedendo il cadavere del figlio è scoppiata in lacrime e, preda di un dolore feroce, devastante, ha iniziato ad accusarmi. «Tu… tu me l’hai ammazzato!», gridava come un’ossessa. «Che razza di padre sei?», e mi prendeva a pugni. Io cercavo di tranquillizzarla. Le dicevo che doveva mettere da parte il suo egoistico dolore e pensare che Icaro era morto nel fiore della sua vita, senza conoscere gli affanni, le angosce successive dell’esistenza. Doveva rallegrarsi del fatto che Icaro fosse morto puro, incontaminato, e con il sorriso sulle labbra, perché aveva perso la vita facendo ciò che l’uomo sogna dall’alba del mondo e prima di lui non era riuscito a realizzare: volare…
COCALO L’hai convinta?
DEDALO No, come avrei potuto convincerla? Certe cose può pensarle un padre, ma non una madre. Così, dopo la sepoltura, ci siamo separati per sempre.
COCALO Che storia triste.
DEDALO Triste solo per chi resta, amico mio. In questo momento Icaro sta certamente meglio di noi. Dimmi, Cocalo, che differenza c’è tra morire a quindici anni oppure a ottanta? La sostanza non cambia.
COCALO Se tu fossi morto a quindici anni non avresti fatto tutto quello che hai fatto.
DEDALO E il mondo non avrebbe girato lo stesso? Le stagioni non si sarebbero rincorse egualmente? E poi, in fin dei conti cosa ho fatto? Ho seminato morti, ecco che ho fatto. Prima Talo, ora Icaro. Chissà chi sarà il prossimo. Se fossi in te caccerei via dal mio palazzo questo vecchio servo di Tanato.
COCALO Siamo tutto servi di Tanato. Mio caro Dedalo, è naturale che tu sia affranto in questo momento, dopo una tragedia simile. Provo a tirarti su il morale, per quanto mi è possibile. Ascolta: da giorni sull’isola circola questo rompicapo: come è possibile far passare un filo tra le volute di una conchiglia?

Dedalo ci pensa su per qualche secondo, poi si alza e inizia a passeggiare per la sala. Sembra che cerchi qualcosa. Si ferma in un angolo, si piega sulle ginocchia e afferra con i polpastrelli del pollice e dell’indice una formica. La mostra a Cocalo, accennando un sorriso.

COCALO Cos’è?
DEDALO Una formica.
COCALO Una formica?
DEDALO Sì, una formica.
COCALO E cosa c’entra con il rompicapo?
DEDALO Ne è la chiave.

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Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

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