In provincia – La Madonna delle Grazie

Luci. Luci d’ogni colore, molte delle quali sospese per aria. Bancarelle, alcune fumanti altre urlanti: panini, salsicce, broccoletti, porchette, birre, pesci rossi, palline da ping pong, fucili. Voci, migliaia e migliaia di voci. Imprecazioni e suppliche, invocazioni e preghiere.
«Evviva Maria! Evviva Maria!».
Un grido improvviso si alza dalla moltitudine di gente riversata in strada. Dopo una breve sosta la processione riprende, con la consueta, esasperante lentezza, e la Madonna delle Grazie ricomincia a camminare.
Franco, un fornaro di quarant’anni, tra le labbra la sigaretta e in mano un pacchetto di fusaglie, segue passo passo la Vergine, facendosi largo a spallate, a spintoni tra la folla ammassata, schiacciata sul marciapiede, al di là delle transenne. La cenere che si stacca dalla cima della sigaretta non ci arriva a toccare terra. Franco osserva con attenzione, quasi con avidità. Osserva e ricorda. Per lui la processione, l’evento dell’anno, il più atteso da tutta Nettuno, è un’inesauribile fonte di ricordi. È il giorno che gli piace di più, in assoluto.
«Evviva Maria! Evviva Maria!».
Di nuovo il grido. Di nuovo la breve sosta.
Franco ammira la balena posta alla base della statua lignea ricoperta d’oro: cavezze, orecchini, braccialetti, anelli, spille. Da bambino quella creatura marina gli metteva una paura fottuta.
«Mamma! Mamma!».
«Dimmi Franchino».
«Mi racconti la storia della Madonnina?».
«Allora… C’era una volta il re d’Inghilterra, un uomo cattivo che dopo aver litigato col papa, aveva deciso di distruggere tutte le chiese e bruciare tutte le statue come quelle della Madonnina. Per fortuna un gruppo di marinai coraggiosi riuscì a metterla in salvo su una nave diretta a Napoli. Durante la traversata, proprio qui, davanti a Nettuno, la barca che trasportava la Madonnina si ritrovò in mezzo a una tempesta e fu costretta a fermarsi da noi, in attesa che le condizioni del mare migliorassero. Quando uscì di nuovo il sole e le acque furono di nuovo calme ripartirono, ma ecco che il mare si ingrossò ancora e la nave dovette tornare indietro. Tutti i giorni provavano a riprendere la navigazione, ma niente, ogni volta le onde si alzavano, come a farlo apposta, e le vele si strappavano e gli alberi si spezzavano. La Madonnina aveva deciso di rimanere qui con noi, per proteggerci e aiutarci».
«Che bello… viene da così lontano… E la balena?».
«La balena rappresenta il mare che l’ha portata qui da noi senza che si facesse male».
«A me mi fa paura. Ha la faccia cattiva».
«Ma no, Franchino… non è cattiva, anzi, è buonissima. La madonnina le vuole bene. E poi a me mi non si dice».
«Evviva Maria! Evviva Maria!».
Franco osserva gli incollatori trasportare la Madonna in spalla. Nonostante il frastuono assordante percepisce nitidamente le bestemmie di quegli uomini eroici impegnati nello sforzo, piegati sotto il peso della statua. I loro volti abbronzati, rigati dal sudore, sono sfigurati dalla fatica. È come se la Vergine venisse condotta da uno stuolo di demoni infernali fatti prigionieri, resi schiavi, vinti, puniti, schiacciati sull’asfalto rovente. Mentre Lei, la Nostra Signora delle Grazie, in braccio il bambino e sul volto etereo uno sguardo discreto, timido – come a dire è troppo per me, non me lo merito -, trionfa.
Franco cammina, si fa largo a urtoni e osserva. Osserva e ricorda. Non ha altro che le sue radici.
«Evviva Maria! Evviva Maria!».
Inseguono la Vergine vecchie vestite a lutto, scalze, incatenate tra di loro, con in mano grossi ceri accesi che colano, come se piangessero. Si lamentano e recitano il rosario, in una sommessa, monotona e ininterrotta nenia.
«Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù…».
«Papà! Papà!».
«Che c’è Franchì?».
«Vedo nonna! Vedo nonna!».
«E chiamala, salutala».
«Nonna! Ciao nonna! Nonna!».
«T’ha visto?».
«No…».
«Eh, te credo, in mezzo a tutto ‘sto casino. Viè a cavacecio».
«Ma perché nonna c’ha le catene? Che va in galera?».
«Ah, ah, ah! Ma quale galera, Franchì. Prega pe’ nonno».
«Evviva Maria! Evviva Maria!».
Decine e decine di bambini, le femminucce vestite da angioloni, i maschietti da paggetti, sfilano dietro la Madonna. Spargono petali di rose, guidati da maestre e catechiste. Franco beve la vita che sgorga in quantità imbarazzante da quegli occhietti vispi, guizzanti. Alcuni dei fanciulli sono inquieti, invocano la mamma, vorrebbero andare via. Altri invece sono eccitati, perfettamente a loro agio e procedono con disinvoltura, dispensando sorrisetti maliziosi agli ammiratori, come se fossero delle consumate celebrità.
«Oggi suor Rita mi ha detto che quest’anno alla processione vorrebbe farti fare il paggetto».
«No, non voglio».
«E perché?».
«Perché mi vergogno…».
«Ma è così bello invece».
«Uffa…».
«Dai, Franchino, fallo per la mamma».
«Ma io… io mi vergogno…».
«Almeno pensaci, mi faresti felice».
«Evviva Maria! Evviva Maria!».
Improvvisamente un fischio, poi un boato. La Madonna è giunta finalmente al termine del suo faticoso e tortuoso cammino. Varca la soglia della chiesa di San Giovanni, nella quale resterà per sette giorni. La domenica seguente farà ritorno al Santuario, la sua fissa dimora. Dalla spiaggia partono, uno dietro l’altro, sontuosi fuochi d’artificio che illuminano il cielo nero, e verso cui l’intera moltitudine, come un sol uomo, alza lo sguardo. Franco approfitta della distrazione della folla zittita, pietrificata, incantata dai giochi di luce, per muoversi in essa con agilità, come una lucertola. Sono le undici, e deve attaccare a lavoro.
“Se avessi saputo che mamma sarebbe morta a Natale di quell’anno, sì che avrei fatto il paggetto…”, pensa con amarezza il fornaro, accelerando il passo.

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Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

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