I taccuini di Tarrou – 366

È un racconto straordinario I morti, così delicatamente distruttivo. Conosco pochi testi altrettanto tristi. Affonda le radici nel dolore il racconto di Joyce, un dolore profondo, insuperabile, nascosto che, risvegliato da una canzone, la meravigliosa Fanciulla di Aughrim, riemerge all’improvviso in superficie, alla luce spettrale della notte innevata di Dublino, e sgretola in un istante l’illusoria esistenza di Gabriel Conroy. Quell’immagine finale poi, grandiosa e funerea come poche altre nella storia della letteratura, dell’intero universo ricoperto di neve, dell’intero universo morto e sepolto sotto la neve…

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