I taccuini di Tarrou – 326

In fondo, la mia rinuncia alla vita, o meglio, alla vita comunemente intesa, è una rinuncia alla barbarie. Perché questo è il mondo: il regime incontrastato dell’umana bestialità, dell’ignoranza, della maleducazione. Non penso soltanto alle grandi tragedie della Storia e ai suoi sanguinosi signori, ma anche ai piccoli drammi quotidiani e alle bestie di piccola taglia che ne sono protagoniste e con la loro presenza infestante avvelenano il mondo. Questi barbari meschini, questi barbari qualunque, criminali da quattro soldi di cui nessuno ricorderà i nomi, definiamoli pure familiari, saranno magari in netta minoranza, ma sono appariscenti e distruttivi come cavallette. Se ne incontrano a decine nelle strade e mai nessun pesticida potrà eliminarli. Svaniranno soltanto quando svanirà l’intero genere umano, e fino a quel momento continueranno a spargere il terrore, quel terrore domestico che s’insinua nelle case, nelle camere, avvelena i legami familiari e sempre più spesso degenera nel sangue.

Sono pochi, pochissimi gli uomini che possono permettersi di mettere al mondo una nuova vita. Sono pochi, pochissimi gli uomini che meritano pietà, lacrime e aiuto. L’essere umano è una creatura vomitevole. Lanciare anatemi non serve: l’uomo è nato maledetto, e tale resterà fino all’ultimo dei suoi giorni. Che schifo… Non mi sono mai ritenuto superiore (è la cosa più stupida che possa fare un uomo, in quanto uomo), ma non ho neanche mai voluto mescolarmi alla spazzatura. Meglio morire di fame, piuttosto che cercare di sopravvivere tra i rifiuti.

Ho voglia di datare la mia rabbia e il mio odio, che almeno hanno il beneficio di farmi sentire differente dalla spazzatura che ingombra le strade: 25 luglio 2022, estate secca, rovente, bruciata. E mai nessuno farà niente perché le cose cambino. Forse è un bene, perché in questo modo si velocizza l’estinzione dell’uomo. Quel giorno benedetto l’intero universo tirerà un sospiro di sollievo.

Andate al diavolo. Tutti.

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