Il suo addio mi ha addolorato tanto perché la nostra storia ha rappresentato l’unico momento della mia vita in cui io non mi sia sentito solo. C’era Lei con me, che mi comprendeva, sosteneva, consolava. Ora ho capito che è stata soltanto un’illusione e che, in realtà, la mia solitudine non si è mai interrotta. Sono sempre stato solo, sempre, e tutti i miei tentativi di comunicare con gli altri sono andati falliti. Alla fine mi sono sempre ritrovato a parlare a me stesso. Ogni sforzo d’amore, comprensione e corrispondenza è stato vano, ed era inevitabile che fosse così. Non ho alcuna speranza, da nessun punto di vista. Tacere sarebbe la cosa migliore da fare, la più dignitosa e, soprattutto, coerente, forse. Tutte le mie parole svaniscono prima o poi nel nulla, senza lasciare la minima traccia. Tutto ciò che ho scritto nella mia vita non è altro che un lungo, interminabile soliloquio. Forse, sotto questo aspetto, ho stabilito un tristissimo record, di cui andare fiero soltanto quando il risentimento verso me stesso diviene incontenibile. C’è chi spettro lo diventa; io ci sono nato.