I taccuini di Tarrou – 307

Non ho mai conosciuto la felicità e non la attendo né la ricerco più. Perché la mia felicità è indissolubilmente legata a ciò che desidero di più e che non si è mai realizzato, né si realizzerà mai. Come posso esserne così sicuro? Perché conosco il destino delle nature estreme come me, e che soltanto qualcosa di molto simile a un miracolo può sovvertire (l’amore di Anna per Dostoevskij). Tutti gli uomini sono destinati all’infelicità, per legge di natura, come sostiene Leopardi, ma la maggior parte di essi può almeno contare sull’illusione della felicità. Alle nature estreme, dalle palpebre recise, che troppo sanno e troppo vedono, non è concesso neppure questo conforto. Alle nature estreme è impedito di distogliere lo sguardo dal proprio dolore, dalla propria solitudine, dalla propria disperazione, che gli stanno dinanzi come un muro invalicabile. E una volta giunti in quel vicolo cieco, non è possibile tornare indietro.

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