I taccuini di Tarrou – 301

Dostoevskij, Turgenev e Tolstoj, i tre più grandi scrittori russi dell’Ottocento della seconda generazione (Puškin, Lermontov e Gogol’ sono i più grandi della prima generazione), abbracciano campi ideologici diversi e inconciliabili, almeno nella loro piena maturità, esaurendo, probabilmente, i principali sbocchi spirituali, filosofici e morali dell’epoca.

Dostoevskij crede nella Russia e nel popolo russo, ultimo baluardo dell’autentico messaggio cristiano, e al proprio paese affida il compito di salvare l’Europa dal cattolicesimo e dal socialismo, dall’anticristo (il cosiddetto messianismo russo di Dostoevskij). Turgenev va in direzione completamente opposta: crede nell’Occidente, dove si trasferisce, e secondo lui soltanto l’applicazione del modello occidentale può salvare la Russia. E Tolstoj? Tolstoj è al di là di ogni ideologia, per lui esistono soltanto l’uomo e il Vangelo. Si potrebbe racchiudere il suo pensiero nella definizione di anarchismo cristiano, o qualcosa di simile.

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