Secondo il significato attribuito tradizionalmente dalla critica alla definizione di uomo superfluo, legato al contesto storico-sociale russo dell’Ottocento, all’uomo superfluo, che ha avuto contatti frequenti con l’Occidente, che ha conosciuto Parigi, letto gli illuministi, frequentato le lezioni dei filosofi tedeschi e ha la testa e lo spirito pieni d’ideali come la libertà, l’eguaglianza, la fratellanza, dopo aver provato dolorosamente sulla propria pelle che in Russia, dove c’è ancora la servitù della gleba e tiranneggia incontrastato lo zar, Nicola I, le sue conoscenze e i suoi ideali non servono a niente, sono lettera morta, non resta altro da fare che servire oppure ritirarsi in campagna e non dare fastidio. Al termine degli studi mi sono ritrovato al medesimo bivio e ho deciso di non servire: non serviam, come Dedalus, e va benissimo così, i rimpianti non sono altro che inevitabili effetti collaterali. Mi dispiace soltanto di non essere riuscito a farlo capire ai miei cari.
Io non sono un uomo di questo tempo.