I taccuini di Tarrou – 249

Ora che posso finalmente pensare a Lei e alla nostra storia con rassegnata, disperata serenità (fino a pochi giorni fa credevo che non sarebbe mai stato possibile), mi accorgo di averla perduta nel momento in cui ho iniziato a chiederle qualcosa in cambio del mio amore. Chiedendo ho dimostrato di non saper accettare l’inevitabile, ciò che, prima o poi, sarebbe avvenuto, la nostra separazione, e così facendo l’ho accelerata. Ho tentato di lottare contro il mio destino e questo errore madornale, irreparabile ha reso tutto ancor più doloroso e drammatico, facendomi apparire ridicolo, esasperante e insostenibile ai suoi occhi. Ho tentato l’impossibile, come un uomo che voglia sovvertire il proprio destino mortale, come il Demone di Lermontov che, attraverso l’amore, tenta di riconquistare la grazia e la salvezza perdute per sempre. Mi sono grossolanamente, imperdonabilmente illuso di poter trovare in Lei la salvezza, quando in Lei avrei potuto trovare al massimo consolazione. Non sarebbe stato poco! La consolazione è il traguardo più alto concesso alla mia natura in un rapporto sentimentale, e lo capisco solo ora, con colpevole ritardo.

Michail Vrubel’, Il Demone osserva Tamara danzare

Sebbene in una dimensione decisamente più modesta, ho commesso lo stesso errore con Cristina, pretendendo di trovare in lei, almeno per qualche istante, ciò che non avrebbe potuto in alcun modo darmi, in nessun caso, anche se ci fossimo incontrati in circostanze diverse, anche se fossimo stati creature libere. Perché se Cristina non è libera, nella sua condizione di prostituta, non lo sono neppure io, nella mia condizione di cliente. A tal proposito, dal distacco che ho notato in Cristina negli ultimi due incontri, anche in questo caso coinciso probabilmente con qualche mia stupida richiesta (offrendole la mia presenza, la mia compagnia, la mia amicizia, ai suoi occhi non ero forse io a domandare, a implorare quasi la sua presenza, la sua compagnia e la sua amicizia?), ho capito che tra me e un qualunque cliente che paga per assecondare i propri istinti sessuali, magari tradendo una moglie ignara, non c’è alcuna differenza sostanziale. Siamo entrambi spazzatura, e lo splendore che porto dentro non basta certo a riscattarmi agli occhi di Cristina. Non basterebbe, forse, neppure se mi recassi da lei tutti i giorni tentando di conquistare con ogni mezzo la sua fiducia.

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