Da qualche giorno, da quando, involontariamente, mi sono tornate in mente alcune delle sue memorabili parole, alle quali non pensavo più da mesi, il pensiero di Lei non mi addolora più, e credo di poter dire di aver finalmente superato il trauma della nostra separazione, avvenuta ormai quasi un anno fa, di aver elaborato e interiorizzato il lutto. Se prima fuggivo Lei, il suo ricordo, le sue parole, la sua immagine, i suoi oggetti, ora la cerco, e non devo sforzarmi affatto per ritrovarla così com’era prima che mi dicesse addio e che il dolore avvelenasse la sua esistenza. Ho tirato fuori dal cassetto della scrivania il segnalibro-origami che mi regalò quasi due anni fa, e il pensiero che Lei abbia dedicato del tempo alla sua creazione, pensando a me, che lo abbia fatto per me, mi ha suscitato un intimo sentimento di soddisfazione. È stato come stringere tra le mie mani questo piccolo dono per la prima volta.
Lei mi ha certamente dimenticato, mi ha certamente rimosso dal suo cuore e dalla sua memoria, quantomeno quella volontaria, ma ormai non ha più alcuna importanza. Io ricordo, conservo, proteggo quella Lei che un tempo è stata e che è mia, mia solamente, e non perché io me la sia presa, l’abbia rubata, ma perché è stata Lei stessa a donarmela. Quella Lei è tornata dentro di me, accanto a me. In realtà non se n’è mai andata, semplicemente, per evitare di farmi del male, avevo smesso di guardarla. Ora posso dire con relativa sicurezza, di essermi riconciliato con Lei e di aver chiuso per sempre il capitolo più drammatico della mia vita. Ciò non significa che tornerò indietro: tutto ciò che ha suscitato la nostra separazione, ovvero la mia morte spirituale, non si può cancellare e non può cambiare, ma almeno il suo ricordo non sarà più fonte di dolore. In fondo in questa storia, la nostra storia, mi sono sopravvalutato: nella sua vita sono stato soltanto un intruso che ha ricevuto da Lei molto più di quanto meritasse.
Tra di noi esisteva un’autentica affinità elettiva e non è una mia fantasia, ci sono le nostre parole a dimostrarlo. Semplicemente la vita, o meglio, il caso, ci ha fatto incontrare troppo tardi, a giochi fatti. Se ci fossimo incontrati quando avremmo dovuto incontrarci, la mia vita sarebbe cambiata radicalmente e anch’io avrei conosciuto momenti di gioia. Senza di Lei ho potuto essere soltanto più o meno infelice.