I taccuini di Tarrou – 200

Non riesco a togliermi dalla testa le immagini del massacro di Buča, e forse perché non me le voglio togliere. Tra le tante sensazioni che provo osservando i cadaveri dei civili abbandonati in strada oppure gettati nelle fosse comuni, in entrambi i casi trattati come spazzatura, ci sono la vergogna, la pietà, il dolore, l’indignazione, la rabbia… ma non lo stupore. Di questo ennesimo e inutile, perché credo che neanche stavolta impareremo qualcosa, scandalo della Storia, di questo ennesimo e assurdo, perché non c’è mai una logica nella violenza cieca, massacro di civili, ciò che fa più orrore è la sua terribile banalità. Nel massacro di Buča non c’è niente di nuovo: la guerra e la Storia sono questo. È spaventoso pensare come quello di Buča sia soltanto l’ultimo di una serie infinita di massacri che scandiscono l’esistenza dell’homo sapiens dalla sua comparsa su questa terra, massacri che avranno fine solamente con la sua estinzione. L’umana bestialità non conosce progresso, è cristallizzata nei secoli e non esistono cambiamenti esteriori che possano cancellarla, abolirla.

Osservando quelle immagini, come si può avere ancora fiducia nel genere umano? Come si può ancora sperare in un miglioramento, credere in un progresso dell’uomo? Il massacro di Buča, come tutti gli altri massacri della Storia, distrugge definitivamente ogni speranza.

Decine di altre domande mi tormentano mentre faccio i conti con quelle immagini, mentre con quelle immagini vengo ai ferri corti. Dinanzi a un tale orrore, quanti uomini hanno effettivamente il diritto di lamentarsi? Quali libri sono davvero necessari? Come posso accettare di restare in un mondo in cui si perpetrano simili crimini, troppo spesso impuniti? Come fanno gli uomini ad andare avanti come se niente fosse dopo aver osservato quei cadaveri abbandonati in strada? Come è possibile anche solo pensare di mettere al mondo un figlio in queste condizioni, di consegnare una nuova vita, l’ennesima, al dolore, alla distruzione, alla morte?

Provo vergogna per la mia impotenza, per la mia appartenenza alla specie umana. Penso ai criminali colpevoli del massacro di Buča e provo vergogna ad appartenere alla loro stessa specie. La consapevolezza della mia diversità rispetto a questi e a tutti gli altri criminali che infestano il mondo non basta a consolarmi. Non basterà mai.

Fossa comune a Buča
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