Pochi mi hanno compreso, pochissimi mi hanno creduto, anche se ho sempre detto la verità (non la verità assoluta, sia chiaro, ma ciò che, in quel determinato istante, rappresentava la mia verità, il mio pensiero nudo e puro). È il triste destino delle nature estreme, condannate a restare incomprensibili. Se dicessi a Cristina che penso a lei ogni sacrosanto giorno, che la sua presenza è diventata importante per me, che vorrei portarla fuori da quella piccola stanza, al mare, che potrei passare ore e ore semplicemente guardandola negli occhi, perdendomi nei suoi grandi occhi profondi e vasti come oceani, non mi crederebbe ed è triste. Da troppi anni non faccio altro che parlare a me stesso, in un inutile soliloquio di cui, lo confesso, inizio ad essere stanco. Forse il silenzio è più vicino di quanto immagini, forse queste sono le ultime, goffe e ridicole gocce d’inchiostro.
