I taccuini di Tarrou – 185

Questa sera sono tornato da Cristina, per la quarta e ultima volta, probabilmente. Le ho detto che i momenti in cui non facciamo l’amore, in cui parliamo di noi, delle nostre vite, fumando una sigaretta, perfettamente a nostro agio l’uno accanto all’altra, pur nella totale nudità, non sono meno importanti del sesso, anzi, lo sono di più, molto di più. Le ho detto anche che non sono mai stato così tante volte con la stessa donna.
– Non lo so, ma ti credo, – ha risposto.
È vero. Non sono mai stato tante volte con la stessa donna, perhé in nessuna donna ho mai trovato ciò che mi dà Cristina. E quando scrivo donna intendo tutte le donne con le quali ho avuto un rapporto carnale, prostitute e non.
Mentre parlavamo, sdraiati l’uno accanto all’altra, con la mano sinistra stringevo la sua, mentre con la punta delle dita della mano destra le accarezzavo su e giù il braccio.
– Ecco, ora stai facendo una cosa che mi piace tantissimo, – ha detto sorridendo, spiegandomi che da bambina amava farsi accarezzare in questo modo dalla madre.
Le ho domandato che cosa vede con i suoi occhi.
– Vuoi che ti dica la verità oppure una bugia? – ha chiesto.
– La verità, – ho risposto.
Mi ha detto che oltre a vedere me, così «completo», ovvero spiritualmente pieno, così dolce e gentile, vede molte, troppe cose brutte. Ciò che vede Cristina non è molto diverso da ciò che vedo io, con i miei di occhi. Vede ovunque uomini vuoti, legati solamente all’apparenza e al denaro, uomini bugiardi e ipocriti, che tradiscono con lei le proprie mogli e pretendono di passare per individui sinceri e affidabili, uomini che si sono allontanati dall’essenziale, da un rapporto diretto con la natura. Vede anche giovani superficiali che leggono troppo poco e a causa della negligenza dei genitori covano un odio profondo, che li rende simili a delle bestie. Avrei voluto dirle di non cambiare mai, nonostante tutto, di restare così, fedele a se stessa, al suo io spirituale, ma non l’ho fatto. Ho avuto paura di ferirla, di farle del male, e così ho preferito tacere.
Mi ha detto che ieri non ha lavorato, che si è presa una giornata di riposo ed è andata al mare. Le piace andare al mare quando non c’è confusione, quando ci sono soltanto le voci dei bambini a rompere il silenzio.
– Mi piace il rumore dei bambini, – ha detto, e mentre lo diceva io naufragavo nei suoi occhi, in quegli occhi grandi e profondi come oceani che, quanto più vedono, tanto più brillano. Se fosse possibile, degli occhi di Cristina farei i miei amuleti. Se fosse possibile… perché non posso essere io a decidere. La vita non mi ha mai concesso questa facoltà.

Egon Schiele, Nudo femminile su tela a quadretti
I taccuini di Tarrou. Un altro anno di resistenza , , , , , , ,

Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

Precedente I taccuini di Tarrou - 184 Successivo I taccuini di Tarrou - 186