I taccuini di Tarrou – 184

La nascita è una tragedia comune a tutti gli uomini, nessuno escluso. L’unico aspetto capace di rendere ancor più tragica l’esistenza, almeno a livello metafisico, è la consapevolezza di tale tragicità, che, legata alla consapevolezza dell’assurdità della vita, svuota l’uomo, lo irretisce, lo sprofonda nel dolore, nella solitudine, nella disperazione, nell’agonia, gli recide per sempre le palpebre e lo priva del conforto dell’illusione, della divagazione, della dispersione. Dinanzi ai suoi occhi spalancati e gelidi, tutto è ciò che è, soltanto ciò che è. La consapevolezza è una malattia mortale che lo uccide ed esaurisce molto più in fretta di quanto faccia la vita con un uomo normale, egli stesso diviene quell’insensatezza e quell’insignificanza che vede ovunque attorno a sé, egli stesso diviene quel nulla che costituisce la sostanza ultima di tutte le cose, il destino di tutte le esistenze. Vittima anzitutto di se stesso, della propria sapienza negativa che tutto corrode dalle fondamenta, all’uomo consapevole non resta altro da fare che scolpire la propria tomba. Il sentimento della fine è troppo sviluppato in lui perché possa costruire qualcosa di diverso dal proprio sepolcro. Io mi sto seppellendo sotto un cumulo di parole.

Arnold Schönberg, Lo sguardo rosso, particolare
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