Non ho più strade intorno a me, ma un abisso sconfinato e insondabile, il nulla cosmico, il vuoto eterno. Giunto in cima al mio Calvario, non vedo orizzonti: la mia fine è il muro dell’essere e della terra. Immerso in una notte senza luna e senza stelle, così nera da accecare, della luce non conservo più neanche il ricordo. Il freddo glaciale che spira quaggiù, perché il mio Calvario è capovolto, si perde nelle viscere, in profondità, mi irretisce, e il silenzio che regna incontrastato mi assorda. Buio, gelo, silenzio, il nulla intorno – consummatum est, di nuovo.