Pensare, pensare davvero, continuamente e in profondità, relazionandosi in modo critico con la vita, i suoi problemi fondamentali, e con il mondo, senza poter contare sulle tregue dell’incoscienza, dell’illusione, del sogno, della speranza, è una condanna senza appello all’infelicità e all’insoddisfazione. Invidio coloro che hanno la capacità di staccare la spina, di isolarsi da se stessi, dal proprio dramma, di non pensare a niente. Anche quando faccio l’amore con Cristina sono tormentato da un pensiero funesto, che adombra il piacere: il pensiero della separazione imminente, del distacco, del ritorno nella solitudine e nel vuoto.